VIA CAVALCATORIA - DA SOTTOCHIESA ALLA FORCELLA DI RASPALUPO

Sottochiesa – Pizzino – Passo di Raspalupo/Baciamorti

  • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T3-

Indicazioni : 153B (a tratti fuorvianti rispetto al percorso storico)

Bollatura : Assente – Bianco/Rosso

Traccia : Mulattiera.

  • Tempo di percorrenza : ca 4 [h]

  • Dislivello positivo : ca 800 [m]

  • Periodo consigliato : da Primavera fino in Autunno.

Percorso di ricerca che richiede una discreta capacità di lettura del mondo ed un minimo di capacità di orientamento. I tratti invasi dai rovi o non percorribili sono (quasi) sempre comodamente aggirabili.

  • Disponibilità acqua : Sottochiesa/Pizzino.

  • Appoggi : Strada e Paesi.

  • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

La Via cosiddetta “Cavalcatoria”, dai Ponti di Sedrina fino a Cassiglio - tramite la Forcella di Bura, la Costa d’Olda ed il Passo Baciamorti – ha per secoli veicolato il più agevole accesso bergamasco alla Val Taleggio. Dal cuore della Valle, eccola in questo viaggio apprestarsi verso quel Passo Baciamorti - antico Varco per il nord conosciuto fin da epoche remote (romana la “Masone Mora” a presidio del Valico, oggi Basa-Morti) - interessato da curiose leggende romantiche fiorite dalla storpiatura del nome dell’omonima Baita sita in loco. Un tempo invece, esso era meglio conosciuto come “Forcella di Raspalupo” e, come il suo nome, anche la sua Via ha subito una stortura tanto che la cara vecchia Cavalcatoria resta oggi solo un fosso imboscato tra i prati e le case. Un filo conduttore col passato, perduto ed ignorato dagli uomini d’oggi che preferiscono errare (anche a piedi! - o guidare, ma solo a pedaggio) su nuovi nastri d’asfalto nati lontano da quella fatica che da valore all’esistenza.

La Via cosiddetta “Cavalcatoria”, dai Ponti di Sedrina fino a Cassiglio - tramite la Forcella di Bura, la Costa d’Olda ed il Passo Baciamorti – ha per secoli veicolato il più agevole accesso bergamasco alla Val Taleggio. Dal cuore della Valle, eccola in questo viaggio apprestarsi verso quel Passo Baciamorti - antico Varco per il nord conosciuto fin da epoche remote (romana la “Masone Mora” a presidio del Valico, oggi Basa-Morti) - interessato da curiose leggende romantiche fiorite dalla storpiatura del nome dell’omonima Baita sita in loco. Un tempo invece, esso era meglio conosciuto come “Forcella di Raspalupo” e, come il suo nome, anche la sua Via ha subito una stortura tanto che la cara vecchia Cavalcatoria resta oggi solo un fosso imboscato tra i prati e le case. Un filo conduttore col passato, perduto ed ignorato dagli uomini d’oggi che preferiscono errare (anche a piedi! - o guidare, ma solo a pedaggio) su nuovi nastri d’asfalto nati lontano da quella fatica che da valore all’esistenza.

DESCRIZIONE: Partenza da Sottochiesa, parcheggio nell’area di sosta dietro la stazione di rifornimento. Di fronte ad un piccolo alimentari, un viottolo inizia nei pressi d’un edicola mariana. Qui riparte la Via Cavalcatoria.
Per Via dei Borghi si sale lungo gradini piastrellati di pietra fino a sbucare in Via Sottochiesa da cui due artificiali guglie solleticano il cielo; ognuna a modo loro. La cruda Torre Salvioni, pendente, anche a causa di due protuberanze sul tetto, mi sembra il diavolo – mentre l’affettato Campanile della Chiesa di San Giovanni Battista, il santo. Entrambi mi danno consigli su come procedere, ed io li accomodo l’uno sulla mia spalla destra e l’altro sulla mia spalla sinistra.

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Raggiunto il cimitero, una rampa d’originale acciottolato si distacca dall’asfalto sulla destra. Per breve curva rasenta due ruderi fagocitati dai rovi e con rampa in sasso sbuca su Via Canvento. Seguendola per pochi metri, si ritrova la Via risalire per ampie volte gradinate nel bosco e poi incunearsi in un prato al di sotto d’un cimitero nei pressi di uno spettrale diroccato antico cascinale. Che lugubre benvenuto mi riserva Pizzino.

Superata la chiesa di Sant’Ambrogio Dottore, seguendo per Fraggio, si prende Via “Sentiero Caraver” fino ad una leggera curva verso sinistra posta nei pressi d’una fontana incassata nel muro. Deviando a destra tra i prati, su antico terrapieno sostenuto da mura a secco, si perviene ad una vecchia costruzione dall’insegna “tabacchi” posta sulla facciata che da sulla Via. Sfilando imbarazzati davanti all’uscio, nella vallecolina successiva la Cavalcatoria è bloccata da reti metalliche e rovi costringendo a scendere di fortuna sul piazzale in cui troneggia la colonnina dei ticket per la strada a pedaggio diretta a Capo di Foppa. Impossibilitati a seguire la Via (a causa di un’oscena discarica/rimessa e d’un ben poco più dignitoso fienile) la si riscova solo all’inizio di Via Grasso, al tornante della strada che riporta a Sottochiesa. Entrati in Grasso su maestoso traverso inerbato e pieno di rovi, si penetra il vecchio nucleo fino ad un fontanile dalla bella volta di mattoni. Lasciando tra le volte e l’acciottolato l’abitato, nella campagna la Via prosegue fino a venir tagliata da una pista sterrata diretta a San Gallo; tratturo che si attraversa velocemente per riprendere il cammino su gradini protetti da passamano in legno. Una baita apre ad ampie distese prative fino che una nuova pista tronca l’antico sedime nei pressi dell’imponente costruzione di località Cavrossen.
Il sentiero, o meglio i bolli del CAI, rimonterebbero assieme alla pista sulla strada a pedaggio diretta a Capo di Foppa, ma, nella pineta a fianco dell’immobile, due volte di nobile lignaggio mi prendono in consegna fornendomi pure una scorciatoia ad un nuovo tornante della stessa pista appena abbandonata. Quand’ecco qui, meraviglia! Tra arbusti e piante, inerbate ma ben visibili, giravolte leggiadre rimontano il prato traversando una vallecola su possente muraglia a secco, puntando, in tunnel di bosco, alla luce.

Bordata di muri, niente più che un divisorio sempre più imboscato tra appezzamenti di prati e baite, la Via sale maestosa a Piazza Morandi. Lasciato il maggior nucleo di case a sinistra, s’intuba chiaramente nel bosco ma non molto intuitivamente si abbandona un bivio della stessa volto a scender a destra fino a Retaggio. Persa tra arbusti e rovi, con bel tornante rimontava nel prato, leggermente concavo, nel cui flesso centrale un boschetto pasce sornione. Infatti, proprio lì, l’antica mulattiera si supera; terrapieni e gradini ottenebrati da piante ed arbusti, incidono la Terra con umiltà ed orgoglio fino a sbucare però mestamente (gradini di legno) nel giardino d’una baita ben restaurata. Il proseguo è impercorribile; cammino allora nel prato guardando i rovi che la soffocano prima di giungere come un naufrago d’emozioni a Piazzo per il colpo finale. Qui la Via è un ammaliante filare d’alberi, longilinea suggestione d’un mondo che non c’è più e che si vorrebbe far finta che non sia mai esistito. Chissà se anche le nostre (auto)strade, finalmente abbandonate, offriranno un tale esempio di dissolvimento ed integrazione della Natura.

Tornata infine squallido terrapieno divisorio, scolo di tagli e sfalci, la Via s’innesta anonima sull’asfalto nei pressi di Capo la Foppa. Di nuovo in mano alle indicazioni ufficiali, assente a me e perso nei miei pensieri, mi riscopro aal cospetto del mistero della Baita Baciamorti – ormai prossimo alla mia meta.

E come il lupo che raspa sotto al recinto delle pecore per potervisi intrufolare nottetempo e farne strage, così io scavo tra le pieghe della Storia per risvegliare l’intorpidito umano gregge. Io, che vorrei essere solo come il lupo, l’unico animale del creato che non vedrete mai, ammansito ed ammaestrato, in un circo.

VIE DI FUGA : Non necessarie.
OSSERVAZIONI: Le mappe del Lombardo Veneto danno, sotto Pizzino, alcuni intorcolati tornanti. Questi ci sono ancora, e sbucano all’inizio di Via Corna. Questi erano l’arrivo prima dell’ammodernamento con l’ultima larga curva.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO : VaL Asinina, ma anche qui è tutta un’altra storia…

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI BIBLIO/CARTOGRAFICI :

  • Mappe del Regno Lombardo-Veneto

Una mappa stradale senza orografia, di più di due secoli fa, per interrogare il presente. Che volere di più? Qui anche una buona IGM, a completare alcuni tratti non ancora accatastati e che ne rendono difficile la consultazione.

 

 

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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