SCALA DELLA SANTA - BAITA PIASNA DALLE CASERE DEL VENTO

Località “Casere del Vento” in Ballabio – Baita della Piasna

  • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T5/T6

Indicazioni : Assenti.

Bollatura : Assente

Traccia : Sentiero; traccia labile, per lunghi difficili tratti assente.

  • Tempo di salita : ca 2,5 [h]

  • Dislivello positivo : ca 400 [m]

  • Periodo consigliato : Inverno.

Itinerario per comprovati Avventurieri (ovvero smaliziati cacciatori di tracce perdute ed esperti di luoghi impervi e selvaggi) tra i più difficili, repulsivi ed affascinanti della Valsassina. Navigazione estremamente selettiva che impone calma, nervi saldi e terreno quanto possibile asciutto. Ferma determinazione per giungere anche solo all’attacco; uscita dalla Piasna per l’omonima Via o per la Serta – da conoscersi in anticipo. Ah, zecche; d’ovunque e comunque.

  • Disponibilità acqua : Nessuna.

  • Appoggi : Nessuno.

  • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

Casere del Vento è l’obliato nome degli insediamenti agricoli (oggi accerchiati da capannoni) alla periferia settentrionale di Ballabio. Poste al piede dell’orrido canalone del Forcellino, da tale ributtante cacofonia di oscena ombrosa verticalità sembra davvero spargersi a valle un sinistro alito di violenza selvaggia. Antiche mappe riportano un tormentato sentiero che da esse risaliva tale orrore sottile per raggiungere un’isolata baita posta sull’ampio balcone della Piasna. A ridosso delle Casere e della Provinciale 62 proprietà private e recinzioni si son dimenticate di antiche servitù di passaggio; quasi a voler impedire il contatto umano con quei tonificanti lembi di sbrigliata esistenza. Perché tutto ciò è per me irresistibile suadente richiamo?

Casere del Vento è l’obliato nome degli insediamenti agricoli (oggi accerchiati da capannoni) alla periferia settentrionale di Ballabio. Poste al piede dell’orrido canalone del Forcellino, da tale ributtante cacofonia di oscena ombrosa verticalità sembra davvero spargersi a valle un sinistro alito di violenza selvaggia. Antiche mappe riportano un tormentato sentiero che da esse risaliva tale orrore sottile per raggiungere un’isolata baita posta sull’ampio balcone della Piasna. A ridosso delle Casere e della Provinciale 62 proprietà private e recinzioni si son dimenticate di antiche servitù di passaggio; quasi a voler impedire il contatto umano con quei tonificanti lembi di sbrigliata esistenza. Perché tutto ciò è per me irresistibile suadente richiamo?

DESCRIZIONE: Partenza da Ballabio, parcheggio di Via Europa. Camminando lungo la Provinciale in direzione Valsassina supero la Cappella del Cinturino sotto il guardo vigile ed arcigno dello Zucco di Piasna; eretto imponente a strapiombo sopra abitazioni e capannoni che si sforzano di impegnarsi in occupazioni terrene per sfuggire alla sua inquietante presenza.
La Valle del Forcellino alle sue spalle è fin troppo facile da individuarsi. Non meno il passaggio per arrivarci. Il piano regolatore però sembra essersi miracolosamente ricordato d’una vecchia Strada Consorziale che la raggiungeva tanto che tra i capannoni ancora si riesce a trovare una viuzza che porta ad affacciarsi sul verde cono prativo alla sua base. Una rete metallica, eretta sfacciatamente per cintare l’osceno rifugio peccatorum di alcune attività economiche, mi separa da ciò che voglio cogliere con purezza di intenti. Sono però grato a lei che mi distoglie dal guardare negli occhi l’impudico spettacolo naturale che mi si para d’innanzi.

Dalla piana su cui son sbarcato corro verso il terrapieno artificiale (usato per contenere la caduta di massi e di cattivi pensieri dalla forra) come sotto ad una pioggia di proiettili. Per ripido ghiaione lascio a destra la valle maggiore, quella del Forcellino, per risalire la ripida china di sfasciumi della valle di sinistra, ovvero quella detta della Santa. Essa appare cieca dopo averla ammirata incunearsi a ridosso d’un budello roccioso con tetre nere rientranze cariate al piede. Sembra davvero un angolo di mondo maledetto, dove il maligno potrebbe attirare ignave fanciulle dal paese per iniziarle ai deleteri Sabba.
Ma io cerco la Scala della Santa, e una via d’uscita deve esserci. Lanciato lo sguardo verso l’alto, in lunghe vertiginose spirali, scovo una cengia naturale che inverte la rotta con delicato aereo traverso ascendente (esposto – II) aprendo ad un sospeso ripiano erboso sovrastato da fascia rocciosa. La traccia vira a destra risalendo un lembo dello stesso come a volersi approssimare all’aggettante parete principale della Valle. Menando a sinistra su grezzi gradini di sasso conficcati nel paglione la traccia guadagna una piega della montagna tra la fascia e la parete. Uno stretto angusto colatoio (tacche e gradini – aereo e ripido – I) rimonta il piede d’uno speroncino per poi girargli dietro sulla groppa con andamento elicoidale. Su minuto poggio erboso si sale quel tanto che basta verso una nuova disturbante distesa di nuova verticalità rocciosa e lignea. Un chiaro passaggio a sinistra ed un ben impostato curvo tornante porta su terrapieno artificiale a traversare salendo poi decisamente fino al termine ultimo della Valle della Santa. Il riconoscente saluto di commiato avviene varcandola per delicato ed esposto traverso verso destra.
Ora è un’ampia fascia di ripido paglione che va attraversata al ciglio, sopra la mistica pazzia di poc’anzi.

Liberamente su appoggiato bosco giungo al sentiero bollato dei “tralicci” dove la ritrovata Valle del Forcellino si dirama nei due rami sommitali delle Valli dei Gatti. Lasciandolo andare per la sua strada continuo a salire per la Gatta di sinistra e, per breve tratto evidente, giungo ad uno strappetto prima d’un minuto pianoro. Tenendo la destra rimonto una spalla erbosa aperta sulla Gatta di destra che scopro fattasi nel frattempo feroce felino.
Rasentando una fascia rocciosa centrale traverso abbastanza evidentemente a sinistra e poi di nuovo a destra. In una conica faggeta torno a salire a sinistra impostando il lungo errare verso la migliore debolezza d’un rialzo roccioso che sorregge l’ampio prativo (mantenuto parzialmente tale dalle opere di pulizia delle linee dell’alta tensione) della Baita della Piasna.

Seduto al sole, non riesco tuttavia a ripulire i miei occhi dalle ombre attraversate e il mal di terra ferma mi assale. In fin dei conti tutte le balze a picco sopra la quotidianità le vorrei veder cadere sopra le mie misere forze e le mie vane speranze; a seppellire la mia colpa d’innocenza. Quella d’aver allungato le mani e preso ciò che davvero volevo nel nero fondo del mio cuore.

VIE DI FUGA : Sentiero dei tralicci a mezza via.
SUGGERIMENTI PER LA DISCESA : La Serta o la Piasna.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :

  • Carta 1:20000 – Gruppo delle Grigne

Itinerario riportato correttamente. Baita Piasna assente.

  • Carta IGM

Baita Piasna indicata senza Scala della Santa.

 

 

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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