CULMINE DA OLINO - VAL TALEGGIO DA MORTERONE

Culmine - Olino

  • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T3++

Indicazioni : Assenti.

Bollatura : Breve tratto con bolli bianco/rossi – Assente.

Traccia : Mulattiero, sentiero.

  • Tempo di percorrenza : ca 3 [h]

  • Dislivello positivo : ca 400 [m]

  • Periodo consigliato :Primavera, Autunno.

Percorso senza particolari difficoltà tecniche – ma comunque sempre di ricerca.

  • Disponibilità acqua : Assente.

  • Appoggi : Ristori al Passo.

  • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

La Culmine di S.Pietro, oltre che conclamato storico collegamento tra Valsassina e Val Taleggio, era pure ganglio di unione tra Morterone (e quindi Lecco) con la bergamasca (milanese) di Avolasio. Prima dell’accomodamento (tardivo) della direttissima Morterone - Vedeseta (oggi sentiero 156 – M3), partiva da Olino la più antica e comoda Via per il confine di stato/provincia. Si transitava infatti dalla Culmine per innestarsi velocemente sulla Vecchia Strada proveniente da Maggio; proprio perché è sempre stato più semplice e sensato guadar giovane la Val Remola con una semplice falcata che non il valicarla, matura ed incassata, su traballanti passerelle stese su d’un Enna oramai bianco di spuma - candido come quel fiume di latte che in queste lande più non si produce, che più non si ricorda.

La Culmine di S.Pietro, oltre che conclamato storico collegamento tra Valsassina e Val Taleggio, era pure ganglio di unione tra Morterone (e quindi Lecco) con la bergamasca (milanese) di Avolasio. Prima dell’accomodamento (tardivo) della direttissima Morterone - Vedeseta (oggi sentiero 156 – M3), partiva da Olino la più antica e comoda Via per il confine di stato/provincia. Si transitava infatti dalla Culmine per innestarsi velocemente sulla Vecchia Strada proveniente da Maggio; proprio perché è sempre stato più semplice e sensato guadar giovane la Val Remola con una semplice falcata che non il valicarla, matura ed incassata, su traballanti passerelle stese su d’un Enna oramai bianco di spuma - candido come quel fiume di latte che in queste lande più non si produce, che più non si ricorda.

DESCRIZIONE: Partenza dalla Culmine, parcheggio prima (lato Valsassina) del Passo. Su asfalto della Provinciale 64 si procede fino agli archi che, sotto la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, la sorreggono. In corrispondenza di un edicola votiva, fintamente antica e rappresentante un Sant’Uberto (armato di arco e frecce) cacciare seriosamente il Sacro Cervo in vista di una Culmine anacronisticamente già sfregiata dalla carrozzabile, è meglio abbandonare subito ogni falsa credenza per approdare quanto prima possibile alla realtà.

Una rampa di ciottoli cementati accolgono provvidenzialmente il pellegrino allergico a plastica e bitume permettendogli di scendere nel prato fino a due isolate baite. Traversata una disastrata vallecola in un lembo di bosco si giunge ad un fatiscente fontanile – leggendario Ciarello del tempo Lombardo Veneto davanti al quale tremo per aver osato anche solo immaginare quante anime vi si siano dissetate.
Lasciando i Bolli CAI andare via misteriosamente in piano, per stinte volte (ancora chiaramente segnate nel prato) si scende rapidamente fino alla boscata congiunzione di due vallecole. Stando su destra idrografica, si perde quota nella fitta faggeta al piede di alcuni cornelli di roccia dove, ad una serie di chiari morbidi tornati, il proseguire l’affiancamento del torrente termina a che la traccia decide di guadarlo. Su compromesso bollato (CAI) sentiero, franato ed ingombro di schianti ma sicuro sui ripidi fianchi del bosco, esso traversa un bel intaglio di marcia roccia giungendo ad alcuni abeti che anticipano una costa più luminosa e sui cui troneggia un maestoso rudere guardato a vista da secolari frassini.

Siamo alle commoventi rovine del Canto; e straziante la vista sul Resegone dal magnifico filare d’alberi che mi accompagna, sulla sua piana costa, al nucleo centrale di sventrate cascine agricole.

Lasciatole alle spalle, un perduta mezza curva nel prato conduce ad un basso isolato rudere e, puntando alle vetuste contorte sentinelle d’un dimenticato antichissimo camminamento, saluto il Canto levando il cappello per posarlo al petto.

Traversando verso sinistra, si giunge ad un bivio dove, prendendo la larga traccia che traversa a destra in discesa, si scopre una meravigliosa mulattiera trincerata a tornanti introdurmi alla magnifica penisola formata dai due rami della Val Remola che, giuntandosi, generano l’Enna.
Guadato su chiara traccia, si attraversa perpendicolarmente una lingua di prato (aperta verso valle fino a contenere un rudere) scovando nel bosco il proseguo in una traccia ingombra di piante divelte. Seguendola la si osserva subito rinfrancarsi e, superata una vallecolina, eccola diventare stradone tra i grossi massi sparpagliati nell’ultimo lembo di un bosco posto sotto ad un prato da cui svetta l’ennesima rovina di cascinale. Con il breve (non richiesto) aiuto d’un tratturo, si punta intuitivamente al compatto nucleo di Pra Giacom tra i prativi che sottintendono la Costa d’Olino.

In piano, si segue un filare di alberi fare una grossa curva ed innestarsi in una verde conca nei pressi di un doppio casolare isolato. L’arrivo di questa Antica Via è oltre la ripresa d’un ultimo filare di frassini dal secolare capostipite.

Qui, ad Olino, Vengo travolto dalla consapevolezza per la quale, con quattro salti di quelli giusti sull’antica Strada Comunale per Morterone, arriverei a lecco con un tempo comparabile con quello che impiegherei a tornare alla Culmine sulla sterrata di Mus’Ciada per poi guidare fino a a casa. La cosa mi fa tornare in mente le parole del vecchio Saggio che soleva sempre ricordarmi che “il viaggiatore più veloce è colui che va a piedi, perché non deve perder tempo a guadagnare i soldi necessari a comprarsi un’automobile o il biglietto di un mezzo pubblico.”

VIE DI FUGA : Non necessarie.
OSSERVAZIONI : La direttrice Culmine – Olino è più panoramica del suo inverso. Al Canto, i bolli bianco rossi salgono con la tronca pista di servizio verso la Provinciale. Per il proseguo fino a Morterone seguire le indicazioni.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO : Da Olino si scende alla SP63 attraversandola nei pressi di uno slargo. Seguendo le chiare indicazioni si percorre l’antica mulattiera fino ad un segnalatissimo trivio puntando poi alla Forcella di Olino. Poco dopo, ad una baita, si devia in fuori a destra sbucando sull’asfalto della Provinciale alla confluenza della (noiosa, interminabile) pista agro-silvo-pastorale di Mus’ciada diretta alla Culmine.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI BIBLIO/CARTOGRAFICI :

  • Mappe del Regno Lombardo-Veneto
  • Fogli IGM di fine ottocento

Zona rappresentata fedelmente.

 

 

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

Tutti i diritti riservati.

Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele