CIMA DI OLINO DALLA ROCCIA DELLA CORNA
Cortenova – Alpe Lura – Alpe Piazza Bruno – Cima d’Olino
Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T4
Indicazioni : Assenti.
Bollatura : Radi e confusi bolli per l’accesso ai tralicci dell’alta tensione;
Traccia : Labile, per brevi tratti assente.
Tempo di salita : ca 5 [h]
Dislivello positivo : ca 1400 [m]
Periodo consigliato : Da primavera ad autunno.
La direttrice di cresta semplifica di molto la navigazione che non risulta mai troppo difficile se non nel breve tratto iniziale sopra l’Alpe Lura e nei pressi di Piazza Bruno. Terreno accidentato; mai troppo ostile a meno dell’estrema ripidità dello scivoloso tratto terminale e per la cavallina della Roccia della Corna che, se voluta percorrere integralmente, riserva alcuni passaggi delicati di roccia (II – T6). Terreno asciutto e buona visibilità requisiti caldamente consigliati.
Disponibilità acqua : Nessuna.
Appoggi : Nessuno.
Data di stesura relazione : Primi anni venti.
La Roccia della Corna è la lunga e sinuosa dorsale sud occidentale della Cima d’Olino. Questa spicca, per definizione e ripidità, tra le molte della lunga costiera che delimita a nord il tratto centrale della Valsassina. Essa prende il nome da una lunga sezione centrale rocciosa; quasi il bisello della lama che divide il mondo degli alpeggi di Cortabbio da quelli di Cortenova.
La Roccia della Corna è la lunga e sinuosa dorsale sud occidentale della Cima d’Olino. Questa spicca, per definizione e ripidità, tra le molte della lunga costiera che delimita a nord il tratto centrale della Valsassina. Essa prende il nome da una lunga sezione centrale rocciosa; quasi il bisello della lama che divide il mondo degli alpeggi di Cortabbio da quelli di Cortenova.
DESCRIZIONE: Partenza da Cortenova; parcheggio sulla SP62 a ridosso della zona industriale. Imboccata la via di località Galera, nei pressi d’una mezza curva dove inizia un alto muro di sassi, si devia a sinistra per affacciarsi sul tormentato alveo della Val Rossiga. Un’inquietante presenza mi scruta dalla sponda opposta. Un bianco teschio con sanguigni rimasugli d’intonaco. Nobiltà decaduta e bellezza sfuggita di mano; il tutto in un grottesco fermo immagine d’Italia.
Lambendo, dal lato opposto, l’alto muro di prima lo si scopre un ciclopico cuneiforme frangiflutti; eretto a monte dell’abitato per proteggerlo dalle piene devastatrici della ora sorniona torrentizia bestia addormentata. Al termine d’un ampio spiazzo prende vita la mulattiera per l’Alpe Morso che, ad un primo imminente bivio, si lascia a sinistra per più stretto camminamento. Tra gradini di legno e lunghe volte si raggiunge una sosta votiva che prelude ai cascinali dell’Alpe Lura.
Il sentiero prosegue, decisamente meno tenuto e battuto, fino ad una sella prativa con cascinale. Raggiunta una polla d’acqua vorrebbe scendere un poco rinfrancato a Morso Basso. Io però adocchio alcuni criminosi bolli rossi che salgono il crinale boscoso. Maledette cattive compagnie.
Parecchio sconclusionati e subito stinti, aiutano comunque a a risalire un primo ed un secondo strappo della dorsale. Per tratto aperto si raggiunge il piede d’un piatto masso roccioso da salire in aderenza. Qui, al suo culmine, una vaga traccia defila l’affilata Roccia della Corna sulle ripide chine boscose di sinistra ricongiungendosi alla cresta quando questa si ripresenta come una lunga successione di massi rotti e fitte roverelle.
La traccia storica devierebbe in Piano per i bassi imboscati ed obliati ruderi dell’Alpe Piazza Bruno ma è una traversata ignobile in un mare di foglie e piante divelte. Decisamente meglio seguire il filo e, con divertente percorso, giungere all’alto balcone sommitale dell’Alpe. Faggi secolari porgono saluto ed invitano a scendere un poco verso la luce in arrivo da valle. Un mare di rovi e ginestre schiude il residuato fazzoletto di prato dell’Alpe Piazza Bruno. Un secolare acero campestre si frappone tra il panorama e i ruderi dell’immenso stallone/fienile e del casello del latte. Una Grigna, superba e trina, si eleva dalla Valsassina. Pieve, Vetta e Palone si allineano sul far dell’orizzonte e io crollo in ginocchio di fronte a tanta armonia.
Tornato alla sella dei faggi la traccia storica terrebbe ancora la destra. Inizialmente percorribile viene quasi subito fagocitata da arbusti e piante e quindi, di nuovo, conviene tenere fin da subito la cresta. Questa, un poco più larga ed appoggiata viene presto interrotta da un flebile taglio ortogonale diretto in discesa verso la Val Traversa e verso Morso e che altro non è che la prosecuzione del percorso storico di prima (vedere la relazione in merito). Ignoratala si prosegue per la direzione della massima pendenza fino alla modesta elevazione di quota 1287 (IGM – casello di caccia in muratura in direzione sud). Scesi alla successiva sella si sfila tangenti alla obliata traccia che da Piazzaper mena in Olino.
La traccia di cresta porta invece brevemente ad un traliccio dell’alta tensione e ad impennarsi tra roccette e boschi verticali fino ai radi boschetti di betulle che nascondono al loro interno il lungo romantico camminamento tra l’Alpe Oro e Olino.
La Cima d’Olino è lì, oltre un verticale mare di infimi paglioni.
Sfilando appresso al baratro alla mia sinistra attacco l’impressionante muraglia piegando leggermente a destra quando questa comincia a farsi pericolosa. Ritrovato il confine del cielo, con pochi passi non posso più pensare d’elevarmi fisicamente.
Dove cammino mi sento poi a casa. I territori di caccia si ampliano; chiome e radici crescono espandendosi speculari tra loro rispetto al confine della Terra. Ma non sono rovo, ne rampicante; avrò sempre un fusto a cui guardare per ricordarmi dove sono nato.
VIE DI FUGA : Dall’Alpe Piazza Bruna è possibile passare a Piazzaper e da lì scendere a Cortabbio.
SUGGERIMENTI PER LA DISCESA : Se non si vogliono ripercorrere i propri stessi passi a ritroso, il ritorno a Cortenova implica di passare per l’Alpe Morso; deleterio da raggiungere seguendo gli scarsissimi sentieri ufficiali della zona che passano dall’Alpe Oro e da Besso. Leggere la relazione “Giralpeggi” in merito.
APPROFONDIMENTI
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI:
• Carta IGM
Itinerario riportato correttamente. Grazie mia cara guida.
Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà MNR – Negri “Manara” Raffaele
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