BOCCHETTA DEL PEGUREE AL PIZZO USCIOLO

Erdona – Alpe Tagliata – Alpe Piazza – Casera di Mezzana – Baitello e Bocchetta del Pecoraio

  • DALL’ALPE PIAZZA ALLA CASERA MEZZANA

Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T3+

Indicazioni : Presenti.

Bollatura : BiancoRossa e vecchi 5 cerchiati.

Traccia : Sentiero.

  • DALLA CASERA MEZZANA AL BAITELLO DEL PEGUREE

Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T4

Indicazioni : Assente.

Bollatura : Assente.

Traccia : Labile.

DAL BAITELLO DEL PEGUREE ALLA SUA BOCCHETTA

  • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T4/T5

Indicazioni : Assente.

Bollatura : Assente.

Traccia : Praticamente assente.

  • Tempo di percorrenza : ca 6 [h]

  • Dislivello positivo : ca 1400 [m]

  • Periodo consigliato : Tarda estate.

Difficoltà crescenti per questo interminabile itinerario che, se portato a termine, è destinato esclusivamente ad avventurieri ben allenati e preparati. Ambientazione austera e selvaggia, assenza di riferimenti visivi e rotta obbligata obbligano ad un approfondito preliminare studio del percorso.

  • Disponibilità acqua : Alpe Piazza, Casera di Mezzana.

  • Appoggi : Bivacco Alpe Piazza.

  • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

Se la selvaggia bifida Val Lesina sembra difficilmente collegabile alla perpendicolare Valvarrone con soli tre angusti valichi (ordinati per accessibilità decrescente - o da occidente ad oriente: Forcella Alta di legnone, Bocchetta di Deleguaggio, Bocchetta di Taeggio) – allora essa è pressoché irraggiungibile dalla sua parallela ed amena Val Gerola. Infatti, oltre ai passaggi di bassa Valle tra Revolido/Avert/Erdona e tra Mezzana/Piazza non sembra esserci alcun passaggio lungo l’irsuta cresta Nord del Monte Rotondo. In realtà però, una Bocchetta del Pecoraio (Peguree) ne consentiva l’unione - ma la vera ubicazione è andata dimenticata. Solo l’analisi incrociata di vecchie cartine militari (riportanti l’ubicazione della Baita del Pecoraio) ed antiche mappe ottocentesche asburgiche (riportanti “Pizzo Usciolo” in luogo del “Monte Stavello di Pedesina”) ha permesso di rintracciare e di ripercorre la Via che valicava questo alto Varco tra due Valli – nonché, oggi, quasi tra due mondi.

Se la selvaggia bifida Val Lesina sembra difficilmente collegabile alla perpendicolare Valvarrone con soli tre angusti valichi (ordinati per accessibilità decrescente - o da occidente ad oriente: Forcella Alta di legnone, Bocchetta di Deleguaggio, Bocchetta di Taeggio) – allora essa è pressoché irraggiungibile dalla sua parallela ed amena Val Gerola. Infatti, oltre ai passaggi di bassa Valle tra Revolido/Avert/Erdona e tra Mezzana/Piazza non sembra esserci alcun passaggio lungo l’irsuta cresta Nord del Monte Rotondo. In realtà però, una Bocchetta del Pecoraio (Peguree) ne consentiva l’unione - ma la vera ubicazione è andata dimenticata. Solo l’analisi incrociata di vecchie cartine militari (riportanti l’ubicazione della Baita del Pecoraio) ed antiche mappe ottocentesche asburgiche (riportanti “Pizzo Usciolo” in luogo del “Monte Stavello di Pedesina”) ha permesso di rintracciare e di ripercorre la Via che valicava questo alto Varco tra due Valli – nonché, oggi, quasi tra due mondi.

DESCRIZIONE: Partenza da la Masonaccia, occhio di prati e baite prima della frazione Erdona di Cosio – parcheggio al termine ultimo della pista silvo pastorale a pedaggio dipartente dalla SP7 nei pressi di Canleggia. Il cuore avrebbe voluto salire fin qui dalla vecchia mulattiera, ma il cervello ha portato fattibilità ad un proposito già incerto.
Un sentierino tra le case, passando davanti ad una fontana, consente di raggiungere le ultime alte case di Erdona affacciata alla Valtellina dal cavo del suo poggio. Una superba mulattiera selciata ma parecchio scassata tanto da somigliare ormai all’ennesima pista silvo pastorale, sale tutta a tornanti nel giovane bosco di abeti ai pascoli dell’Alpe Tagliata – dominati dalla superbo complesso agricolo della Casera, all’ombra perduta del moncone del suo secolare larice perduto.

Seguendo le indicazioni, per traccia si giunge ai bassi Cascinali dell’Alpe Piazza ed in breve anche alla sella meridionale del Monte Pecoraro. Un nome questo, quale indizio del destino che mi attende e che si spande ai miei occhi ai primi scorci di Val Lesina che mi investono.

E’ tempo di GVO (Gran Via delle Orobie). Dopo un brevissimo soave inizio capisco subito che non è più il suo tempo – tempo in cui la si promuoveva (e a ragione!) come il più bel modo di inanellare le meraviglie storiche ed agricole della Valtellina Orobica. Presto trascurata ed imboscata – con un gigantesco abete schiantato a q.ta 1700 ca – essa conduce ancora compiutamente fino ad un rustico ben riarrangiato (Dosso di Pagheron) con possibilità di (sporco) ricovero in caso di pioggia.
Senza scendere alla fontana e al gigantesco abete che la sorregge, si ricerca il proseguo in un traverso al cuore della Val di Pescia (abete) dove il percorso si fa autenticamente selvatico suggerendo attenzione e passo fermo su cengie fradicie e coperte d’erba e d’ontano – esposte su balze e ripidi declivi. Maggior pulizia arriva nella verticale pecceta della Stabina dove però, orrende cadute di abeti, hanno denudato il pendio fino alla roccia – imponendo lunghi aggiramenti e contorsionismi tra tronchi e rami. Con la riduzione della pendenza del declivio il percorso torna amabile ma il saluto di questo tratto dimenticato di GVO è ancora rude ed affidato all’orrenda visuale verso l’alto della Val Tremina – prima del ponticello sul Lesina che mi consegna all’infinita dolcezza della Casera di Mezzana.

Sopra Mezzana si punta decisi al cuore della verde vallata puntando alla possente cascata di sinistra. Valicando il torrente Lesina, per rampone erboso dissodato disseminando cumuli di sassi, si sale al piede della verde verticale placconata delle pendici occidentali del Monte Rosetta fino a trovare un buon sentiero che devia a destra. Con esso si sale fino ad incontrare il torrente all’origine della cascata ma non lo si valica; ovvero non si segue il sentiero diretta alle Baite del Sugherone (da Siguron – grossa sega) e di Macula. Quindi, su destra idrografica, si sale di nuovo per parativi incuneandosi più in alto nella parete rasentata prima e cominciando così a traversare verso sinistra su esile traccia.
Per superbe inerbate volte, a tratti rusticamente arrangiate con gradini in sasso e spesso mangiate dagli ontani, si sale fino all’alto sgombro scivolo dove sono ancorati i mesti resti del Baitello del Pecoraio (Peguree) rimanenti dopo il suo incontro con una slavina.

A monte, una scala di sasso supera una balza rocciosa depositandomi ad un ameno pianoro erboso segnato da un rivo quasi che questo fosse asfaltata arteria stradale. Volendo seguire verso nord il proseguo di questo plateu, su buona traccia (segnata pure su IGM) si perverrebbe ad un appoggiata ganda al cui termine si sbucherebbe sulla cresta del Monte Rotondo, poco più a sud di dove l’Alta Via torna a calcare la cresta. Invece, tenendo a sinistra (sud), un calecc e un tondo recinto per agnelli individuano a monte un passo che apre ad una macchia d’asfissianti ontani.
Superatoli e giunti ad uno spumeggiante torrentello (Val di Peguree) lo si risale (sin idrografica) per traccia di selvatici lungo l’erta china a balze (attenzione) fino ad un’altra successione di pendii (paralleli a quelli lasciati più sotto e vieppiù inclinati e ridotti in dimensioni) che, seguiti nel loro ascendere al cielo e segnati da sapiente traccia nell’ultimo ripidissimo tratto, depositano poco più a nord della cima del Monte Stavello di Pedesina – o Pizzo Usciolo, appunto.

Un mondo più comodo questo, quello della Val Gerola; oggi a lungo bramato. Una dimensione come altre e che si apprezza profondamente provenendo da un altrove come questo. Tornare, per poi ritrovare; in un movimento ciclico di assoluta quiete – tante volte quante sono le pecore del mio gregge in espansione.

VIE DI FUGA : Assenti da Mezzana in poi.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO : Due opzioni, entrambe devastanti dal punto di vista fisico. La prima per cresta fino di nuovo all’Alpe Piazza (molto dislivello – poca strada), la seconda per valle (poco dislivello – tanta strada). Questa, dalla bocchetta del Peguree, prende avvio con una traccia che (piuttosto che scendere all’Alpe Stavello in Val di Pai) valica la cresta Est del Monte Stavello di Pedesina depositando ad una conca sassosa. Da qui si degrada all’Alpe Piazzi di Fuori e all’Alpe Combana dove lentamente morire sulle infinite ruspate in odore di ciclabilità che portano alla Casera di Olano. Qui, una porzione restante di GVO apre ad una diretta bretella all’Alpe Tagliata.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI :

  • A.Savonitto – Le Valli del Bitto

Nella (superficiale) descrizione della “Traversata delle dieci cime” si perviene, in discesa dal Monte Rotondo e a nord del Monte Stavello di Pedesina, “alla Bocchetta del Pecoraio (o di Combana) così denominata per un’omonima baita, alta, sul versante della Val Lesina (q.ta 2305).”
Semplice messa in prosa della carta turistica della Val Gerola?

 

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :

  • FORESTE DI LOMBARDIA – VAL GEROLA 1:25000

Val Lesina non contemplata, ovviamente. Bocchetta del Pecoraio indicata (q.ta 2305) tra il Monte Stavello di Pedesina ed il Monte Rosetta. Con quale criterio? Non è dato sapersi.

  • CARTA IGM

    Zona rappresentata correttamente. Nessuna via di valico segnata.

  • MAPPE DEL REGNO LOMBARDO VENETO

    Grande confusione tra i secoli in zona e tra le singole mappe censuarie. “Monte Rotondo” indicato come “Stavello” o di “Salavar” – “Monte Stavello di Pedesina” indicato come “Combana di Entro” – “del Pegoraro” o ancora come il già citato “Usciolo” che, nonostante nessuna indicazione esplicita di una vicina “Bocchetta”, ha avvicinato la ricerca verso l’unico passaggio camminabile su entrambi i fianchi di cresta.

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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