ALPE DI ERA DA MANDELLO – PERDUTA VIA MEDIOEVALE
Mandello – Santa Maria - Val di Burei – Pra Vescovin – Era - Mandello
Difficoltà:
Avvicinamento e ritorno: Percorso Escursionistico T2
Indicazioni: Ottime;
Bollatura: Discreta;
Traccia: Mulattiera, Sentiero
Via Medioevale: Percorso per Escursionisti Esperti T4/T5
Indicazioni: Assenti;
Bollatura: Assente;
Traccia: Assente;
Tempo di salita: ca 3[h]
Dislivello positivo: ca 700 [m]
Periodo consigliato: Ottobre / Novembre – Marzo / Aprile.
L’avvicinamento di questo itinerario non può prescindere dalla lettura del libro (vedere sotto) che ne ha ispirato la ripetizione. Il ripercorrerlo è sostanzialmente una valutazione personale delle ipotesi, a parer mio credibili e realistiche, scaturite dall’analisi degli studi effettuati dall’autore. Oltre a questa doverosa premessa, secoli di abbandono hanno obliato completamente il tracciato lasciando solo pochi, vaghi ed interpretabili indizi. La progressione è completamente su terreno non preparato. L’ambientazione può risultare ostile se si dovesse perdere l’orientamento o forzare i passaggi dove non previsto. Terreno asciutto, buona visibilità e vegetazione spoglia sono requisiti più che caldamente consigliati.
Disponibilità acqua: Era.
Appoggi: Nessuno
Data di stesura relazione: primi anni venti.
Ci sono eventi ed incontri che entrano nelle nostre vite richiamati dalla vibrazione d’un momento di cambiamento. Io, nel tentativo di raccogliere informazioni in loco su d’una mia futura Avventura, sono venuto in contatto con Matteo Poletti ed il suo libro “Mandello, le Grigne e l’Alpe di Era - Impiego e trasformazione del territorio montano mandellese dal basso medioevo ad oggi.” La sua lettura s’è rivelata inebriante; un’immersione totale, panoramica e ricca di dettagliato insieme, nella storia di queste terre dalla quale traspare chiaro il più puro significato di ricerca e di amore. L’autore ha reso poi disponibile la sua amicizia e la sua inestimabile presenza per permettermi di riscoprire il percorso della perduta via medioevale che collegava Era Alta a Mandello. Buona lettura! Garantita per il libro, auspicata per questo mio racconto.
Ci sono eventi ed incontri che entrano nelle nostre vite richiamati dalla vibrazione d’un momento di cambiamento. Io, nel tentativo di raccogliere informazioni in loco su d’una mia futura Avventura, sono venuto in contatto con Matteo Poletti ed il suo libro “Mandello, le Grigne e l’Alpe di Era - Impiego e trasformazione del territorio montano mandellese dal basso medioevo ad oggi.” La sua lettura s’è rivelata inebriante; un’immersione totale, panoramica e ricca di dettagliato insieme, nella storia di queste terre dalla quale traspare chiaro il più puro significato di ricerca e di amore. L’autore ha reso poi disponibile la sua amicizia e la sua inestimabile presenza per permettermi di riscoprire il percorso della perduta via medioevale che collegava Era Alta a Mandello. Buona lettura! Garantita per il libro, auspicata per questo mio racconto.
DESCRIZIONE: Partenza da Somana, Mandello, parcheggio di Via Era. Ritornati sulla via principale la si segue fino ad addentrarsi nel raccolto nucleo di Sonvico. Un’intima piazzetta raccoglie gli ultimi storici ciottoli dell’antica mulattiera proveniente da Santa Maria sopra Olcio. Imbocchiamola seguendo i segnavia n°15. Il suo fondo selciato e i muretti a secco fendono la deliziosa campagna sospesa sopra i tetti delle case. Le nere croci della Via Crucis segnano la via non appena s’è entrati nel bosco. Alcuni veloci tornanti permettono di giungere al cospetto della Cappelletta di Santa Preda su di un verde e sgombro spiazzo. La Madonna raffigurata sulla pala è troppo umana per essere di questo mondo. Le ostili e rigettanti Val Mala e Scarettone di Grignetta alle sue spalle acuiscono il turbamento fino a rendere necessaria la ripresa della marcia.
La ritrovata oscurità del bosco lenisce un poco l’emozione e presto alcuni provvidenziali scorci aiutano a mitigare l’evocativo impatto visivo dell’ormai prossimo santuario di Santa Maria. Arroccato su d’uno strategico promontorio della costa dello Zucco Sileggio a picco sulla Val Meria, fronteggia la possente sagoma dei Sassi Cavallo e Carbonari che lo celano alla vista dalla Vetta della Grigna.
La Via Crucis è giunta al termine. Siamo sotto le imponenti mura. Alcune rampe di scale permettono di raggiungere il portico di fronte all’ingresso della chiesa dal cui arco, aperto sulla valle, si gode d’una stupenda veduta del lago e del Monte San Primo. Il perduto itinerario dell’obliata via medioevale che congiungeva Mandello alla Valsassina ha inizio più avanti ma è qui, attorniati dalla millenaria storia di Santa Maria, che l’immedesimarsi viandanti d’un epoca a noi lontanissima risulta più ricca di incredibili prospettive e pregna di significato.
Il proseguo, ma ancora per poco, è dolce. I gradini delle Scale di Cucco aiutano a superare un breve strappo ed aprono ad un importante bivio. A sinistra è il segnavia n°17 per Era Alta; si tiene comunque la destra mantenendosi sul segnavia n°15 diretto ad Era fino a raggiungere il fondo d’una marcata vallecola. La Val di Burei appena raggiunta mostra ancora i segni d’un importante deviazione sulla sinistra, ormai completamente inghiottita dal verde. Assecondatala ci si ritrova nell’articolato fondo d’un canale che obbliga a deviare a destra, sui ripidi fianchi di un’erta costa. Sul filo roccioso di questa si raggiunge la mulattiera per Era Alta. Ipoteticamente, questo tratto, presentava alcuni traversi dentro e fuori dalla valle per evitare di fronteggiare direttamente il canale o il filo principale.
Attraversata ortogonalmente la mulattiera appena conquistata, come si farebbe con una strada sulle strisce pedonali in città, analoghi indizi di antico passaggio suggeriscono di continuare a rimontare direttamente la stessa costa di poco prima. La si abbandona raggiunto un tratto più sgombro di vegetazione sopra ad alcune balze striate di roccia. Si traversa verso sinistra, evitando quindi di raggiungere, un po’ più sopra, il tornate della mulattiera in località “Cavalla”. La vista sulle Val di Burei e di Umbriac è selvaggia; dominata dall’arcigna incombenza d’una impressionante bastionata rocciosa.
Il passaggio c’è ma va intuito ad istinto. Superate due coste minori ci si cala in una stretta gola agevolati da una traccia di sentiero. Sul fondo ingombro di vegetazione e massi, i malridotti ma evidenti resti d’un aiale rincuorano sulla bontà della via e dell’altezza del traverso. Oltre, sulla sponda opposta, una stretta sella a destra d’un cornello invita a risalire il suo ripido e vergine cono verde. All’altezza d’un secondo sperone roccioso, ormai prossimi alla fascia rocciosa sopra le nostre teste, si traversa a destra, verso il primo ramo sommitale della gola dell’aiale.
Qui si trova una marcata traccia che ai piedi delle rocce aiuta, circumnavigando la testata della vallecola, ad allontanarvisi. La stessa, chiaramente, rimonta poi una crestina gradinata che invece vi si riapprossima e, rasentando la parete di roccia, attraversa il secondo e ultimo ramo dell’oscura gola dell’aiale.
Il sole, duramente riconquistato, pone ai nostri occhi e sotto ai piedi un marcato sentierino. Esso è il n°17B diretto dalla “Cavalla” alla ferrata del Sileggio. Le antiche mappe e la logica del terreno obbligano a proseguire, a mezzacosta, fino a raggiungere la sella d’un anonimo slanciato dente. Era Alta è in vista e la Grigna bella da qui come non mai.
Una vallaccia sbarra il cammino. La si aggira poco più a monte, oltre il suo termine incuneato nel fianco della montagna. Una conquistata opposta larga costa punteggiata di faggi ed impreziosita da pregevoli scorci panoramici ci deposita sulla ritrovata mulattiera del segnavia n°17. Ad un bivio si tiene la sinistra evitando di scendere subito per Era e superato un canale con caratteristico cippo di confine (comune di Olcio / Comune di Somana), si è in località Pra Vescovin – Era Alta. La Ca’ di Angiolitt, sugli accenni di terrazzamento del pascolo, si staglia deliziosa sulla Grigna donando proporzioni umanamente sopportabili all’imponente infinito spettacolo alle sue spalle.
L’unica vera certezza di questo mondo è che ogni cosa è in continuo mutamento. La meraviglia sta nel non sapere come tutto evolverà perché il foglio è sempre in scrittura – l’onere risiede nel sapere che la matita è in mano nostra.
Il privilegio della condizione umana è tutto in questa semplice consapevolezza: la vita è Avventura!
CONSIDERAZIONI:
Nella lunga trattazione esposta nel libro, l’ipotesi di altri tratti abbandonati, più brevi e facili ma per questo non meno significativi, viene doverosamente illustrata. In questo mio racconto non se ne fa cenno per la personale scelta di non appesantire troppo il racconto.
APPROFONDIMENTI
RIFERIMENTI BIBLIORAFICI e CARTOGRAFICI:
Matteo Poletti : “Mandello, le Grigne e l’Alpe di Era – Impiego e trasformazione del territorio montano mandellese dal basso medioevo ad oggi.”
Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà MNR – Negri “Manara” Raffaele
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