PONTE DEL BUCO - LA PORTIOLA DA OLDA
Olda – Portiola
Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T5/T6
Indicazioni : Assenti.
Bollatura : Assente.
Traccia : Mulattiera, sentiero.
Tempo di percorrenza : ca 4 [h]
Dislivello positivo : ca 600 [m]
Periodo consigliato : Tardo autunno.
Itinerario destinato esclusivamente ad avventurieri esperti e preparati. Zone abbandonate e selvagge, remote nella loro finta vicinanza a strade e civiltà. Terreno tecnico e faticoso, a tratti molto esposto. Consigliata roncola e guanti per i numerosi rovi.
Disponibilità acqua : Olda – Mufolenta.
Appoggi : Nessuno.
Data di stesura relazione : Primi anni venti.
Con lo sgraziato toponimo di “Buco” s’intende la caduta della Costa d’Olda alla confluenza della Valle di Forcola (unione delle Valli Asinina e Salzana) in quella dell’Enna – proprio dove quest’ultima, accolte le acque della Valbona, diviene la Valle dei Serrati del celebre “Orrido della Val Taleggio”. Su di esso, ad inizio Novecento (1910-1912), venne steso un alto ponte dell’attuale SP25 che, valicando la Valle dell’Enna, congiungeva, con strada carrozzabile stesa sul fianco meridionale della Costa d’Olda, San Giovanni Bianco all’austriaca carrabile “Ferdinantea” (oggi SP24) nei pressi di Vedeseta. Questa nuova arteria viaria, all’apertura della più accomodante variante che raggiungeva Sottochiesa dal Ponte del Becco senza più transitare, dopo l’Orrido, dal Ponte del Buco, divenne a tutti nota come la Strada Bassa per la Val Taleggio. Trascurata e ridotta a mero transito locale, vide lo stesso Ponte del Buco crollare (metà anni ottanta) per incuria - finendo così relegata definitivamente a semplice cieca pista di servizio. Zona di veloce superficiale passaggio, appena prima (o dopo) il celebre Orrido, il Buco è stato emarginato, ignorato totalmente - tranne che da una piccola centrale idroelettrica e da una mappa austriaca proveniente dal regno Lombardo Veneto. Questa vi riporta, ad inizio ottocento (o alla fine di un meraviglioso Mondo Classico), una Via (indiscutibilmente strategica, anche per Peghera ed Asturi) in discesa dal Cul d’Olda ed in risalita alla Portiola (e quindi diretta a San Giovanni Bianco) dopo un misterioso Ponte steso sugli ultimi metri della Valle di Forcola. L’oblio del tempo dunque, su questa congiunzione di acque ataviche, aleggia spaventoso e tangibile; come se tutto il perduto della Val Taleggio si coacervasse in un nero orrido Buco da cui, al disorientato oggi, non filtra più forza e luce dall’antico Passato.
Con lo sgraziato toponimo di “Buco” s’intende la caduta della Costa d’Olda alla confluenza della Valle di Forcola (unione delle Valli Asinina e Salzana) in quella dell’Enna – proprio dove quest’ultima, accolte le acque della Valbona, diviene la Valle dei Serrati del celebre “Orrido della Val Taleggio”. Su di esso, ad inizio Novecento (1910-1912), venne steso un alto ponte dell’attuale SP25 che, valicando la Valle dell’Enna, congiungeva, con strada carrozzabile stesa sul fianco meridionale della Costa d’Olda, San Giovanni Bianco all’austriaca carrabile “Ferdinantea” (oggi SP24) nei pressi di Vedeseta. Questa nuova arteria viaria, all’apertura della più accomodante variante che raggiungeva Sottochiesa dal Ponte del Becco senza più transitare, dopo l’Orrido, dal Ponte del Buco, divenne a tutti nota come la Strada Bassa per la Val Taleggio. Trascurata e ridotta a mero transito locale, vide lo stesso Ponte del Buco crollare (metà anni ottanta) per incuria - finendo così relegata definitivamente a semplice cieca pista di servizio. Zona di veloce superficiale passaggio, appena prima (o dopo) il celebre Orrido, il Buco è stato emarginato, ignorato totalmente - tranne che da una piccola centrale idroelettrica e da una mappa austriaca proveniente dal regno Lombardo Veneto. Questa vi riporta, ad inizio ottocento (o alla fine di un meraviglioso Mondo Classico), una Via (indiscutibilmente strategica, anche per Peghera ed Asturi) in discesa dal Cul d’Olda ed in risalita alla Portiola (e quindi diretta a San Giovanni Bianco) dopo un misterioso Ponte steso sugli ultimi metri della Valle di Forcola. L’oblio del tempo dunque, su questa congiunzione di acque ataviche, aleggia spaventoso e tangibile; come se tutto il perduto della Val Taleggio si coacervasse in un nero orrido Buco da cui, al disorientato oggi, non filtra più forza e luce dall’antico Passato.

DESCRIZIONE: Partenza dal centro di Olda, parcheggio di Via Montegrappa. Seguendola, la si vede presto farsi sterrata. Ad una malconcia edicola mariana, si saluta la Cavalcatoria per proseguire in piano su antica Via terrazzata dal muro a monte a secco spesso crollato. Al primo palo segnavia, si ignora la direzione consigliata per la Mufolenta continuando a seguire il medesimo percorso scelto poc’anzi.
Un inferno di rovi, cresciuti tra boschi malamente sfruttati e la bifolca ignoranza di prati cintati, opprime la Via rendendola praticamente impenetrabile. Forzando il proseguo nei prati a valle con numerosi scavalchi di rete, giunti faticosissimamente ad un bivio segnalato si è però impossibilitati a proseguire oltre. Presa la direttrice di sinistra, si sale nell’abetaia fino ad un rudere, ovvero abbastanza da poter ridiscendere sulla Via di prima oltre all’impenetrabile muraglia di rovi. Un bel tratto nella faggeta, sconquassato da crolli e schianti, mena fino ad una fatiscente baita dal tetto in piode. Poi, un nuovo mare di rovi impone di salire traversando verso l’abetaia che si adocchia oltre, discendendo sulla Via al piede di due altri ruderi.
Proseguendo in faggeta si degrada mestamente al piede di un prato cintato e del suo pollaio. Di nuovo nel bosco, si supera un basso lavello di recupero acque affioranti ed un rudere posto sopra a divelti terrazzamenti – quand’ecco, un meraviglioso fontanile ad arco introduce all’incontro di un ennesima anonima catapecchia.

La Via, di nuovo impraticabile, obbliga a forzare il passaggio tra i rovi fino ad un ultimo scheletro di baita che prelude alla fontana di Cul d’Olda – bivio segnalato in loco. Scendendo alla sorgente della Mufolenta, si ignora il percorso consigliato – almeno nel primo tratto – seguendo antiche ampie volte e traversi che portano alla Strada Bassa per la Val Taleggio poco prima di un’oscena area pic nic. Prendendo il segnalato (cartello di legno) “sentiero della calchera”, per mulattiera intagliata su ripidi boschi si supera l’area interessata dal cartello finendo ad uno spiazzo paglioso. Qui un nuovo cartello di legno svia a sinistra su d’uno stinto sentierino in salita al Cul d’Olda ma la possente Via, mai sparita, continua a scendere.
Seguendola su esposto traverso inclinato su bosco quasi verticale, giungo ad uno slargo nei pressi d’una costa che si doppia su esposto passo franato e delicato eroso traverso alla base d’una verticale placconata. Un budello di roccia, verticale e limaccioso, si supera su espostissimo mortale passaggio – la stessa Vallecola alla cui base c’era uno degli attacca del crollato Ponte del Buco. Su sponda opposta, su ben impostato piano cammino, si giunge un Bivio a man rovescia; quasi un innesto consigliabile arrivando qui in discesa dalla dorsale del Cul D’Olda invece che dalla Vallecola appena superata (vedere i suggerimenti per il ritorno).
Un traverso porta infine a maggior luce e la vista liberata dal bosco spazia discola sulla schiusa di un panorama primigenio. L’Orrido della Valle dei Serrati, spalancato verso Oriente, è totale turbamento. Richiamo irresistibile e voluttuoso, vuole trascinarmi a sé, verso il basso; nella consolazione della follia, che si serra sulle tempie per abbracciare con abbandono il veloce spumeggiante gorgo del Tempo.

PROSEGUO: Per tornante a gomito si scende per verticali paglie alle spalle della centrale posta alla congiunzione esatta delle Valli di Forcola e dell’Enna. Per scaletta cementata si approda all’alveo dell’Enna per guadare pressapoco nei pressi d’una frana dopo la seconda galleria della Strada Bassa per la Val Taleggio. Per ponte con paracarri (targa 1912) si finisce sull’asfalto della SP25 che si segue verso il Ponte del Becco fino ad una condotta forzata sulla destra. Usandone gli stretti sapienti tornanti di servizio (ma che ora si sa ben più antichi) si arriva all’ultimo di essi prima del traverso che adduce alla centrale di monte (datata 1906) captante in piano le acque prese in Val Asinina. Sulla costa, stinti passi dimenticati portano a salire lungamente e faticosamente tra l’oppressiva vegetazione fino ai primi terrazzamenti della Portiola. San Giovanni è ancora lontano.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO : Senza guadare alla centrale idroelettrica, tornare sui propri passi fino al Bivio oltre la sconsigliabile franata Vallecola. Da qui, per traccia ascendente presto imboscatissima, è possibile raggiungere la cresta segnata dalla linea dell’alta tensione (misterioso cippo di confine in loco affacciato sul Buco) e da un’altra traccia, ovvero quella barcollante (anch’essa un poco esposta sopra la Vallecola) proveniente dal ligneo cartello incontrato dopo la Calchera. Seguendo ora la dorsale, un mare spumeggiante di rovi prolificati tra i pali “puliti” obbliga per stinta traccia a deviare nel bosco a nord fino a dove la cresta del pendio si fa di nuovo percorribile. Il sollievo è provvisorio prima della forzatura di un nuovo esercito di essi nei pressi dell’enorme diroccato nucleo agricolo di Cul d’Olda. Su morbidi prati della Costa d’Olda, vengo travolto dall’immenso spettacolare anfiteatro montuoso in cui sono incastonato e, ignorando l’impercorribile storica mulattiera (rovi) a valle delle numerose cascine, seguo un tratturo notandone l’uso alternativo delle piode del tetto come elemento strutturale delle pareti che sorreggono moderni tetti di lamiera.

OSSERVAZIONI:
– Mappa austriaca alla mano, il passaggio del Ponte del Buco dovrebbe essere un poco più a NO della congiunzione tra le Valli Enna e Forcola e la discesa da effettuarsi più direttamente dal Cul d’Olda. Se una leggera ombra di traverso prima del tornante che mena alla centrale sembra supportare la prima ipotesi (attenzione, guado e proseguo verso SP25 non verificato) – per la seconda vedere i suggerimenti per il ritorno.
– Vecchi tagli e stinti bolli di vernice tra la centrale ed il Bivio possono essere indizio di accesso alla linea elettrica dal basso per gli addetti della sua “pulizia”.
– Dalla Mufolenta, per volte e magnifici ponticelli ad arco di pietra, si può scendere fino all’ultimo tornante prima del lungo traverso diretto al Buco. Ignorando qui le indicazioni per Asturi (sentiero 570C), tra piante, arbusti e piccoli e grandi smottamenti, a picco sull’Enna si procede in piano nell’immenso intaglio roccioso della Strada Bassa per la Val Taleggio. E quando il sedime si allontana dalla parete, ecco il brivido di sapersi su arcate coeve di quel Ponte crollato quasi quarant’anni fa e che più avanti ancora si vede, a pezzi, accarezzato dalla confortante erosione dell’Enna e del Tempo.

VIE DI FUGA : Assenti.
APPROFONDIMENTI
RIFERIMENTI BIBLIO/CARTOGRAFICI :
- Mappe del Regno Lombardo-Veneto
Strada catastale fino alla fontana di Cul d’Olda, oltre HIC SUNT LEONES, carta austriaca a parte.
- Carte IGM a cavallo dei secoli XXVIIII e XX
Zona rappresentata correttamente – a meno dell’assente traccia in discesa al Buco.

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà MNR – Negri “Manara” Raffaele
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