VIA CAVALCATORIA - DA SOTTOCHIESA ALLA FORCELLA DI BURA

Sottochiesa – Olda – Peghera – Forcella di Bura

  • Difficoltà : Da Sottochiesa ad Olda percorso per Escursionisti Esperti T4-

Indicazioni : Assenti

Bollatura : Assente.

Traccia : Mulattiera.

  • Difficoltà : Da Olda alla Forcella di Bura percorso per Escursionisti T2/T3

Indicazioni : 570B (a tratti fuorvianti rispetto al percorso storico)

Bollatura : Assente – Bianco/Rosso

Traccia : Mulattiera.

  • Tempo di percorrenza : ca 4 [h]

  • Dislivello positivo : ca 800 [m]

  • Periodo consigliato : da Primavera fino in Autunno.

Percorso di ricerca, nel primo tratto destinati a veri appassionati del genere: rovi e rami in faccia.

  • Disponibilità acqua : Paesi.

  • Appoggi : Strada e Paesi.

  • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

La Via cosiddetta “Cavalcatoria”, dai Ponti di Sedrina fino a Cassiglio - tramite la Forcella di Bura, la Costa d’Olda ed il Passo Baciamorti (o di Raspalupo) – ha per secoli veicolato il più agevole accesso bergamasco alla Val Taleggio. Carovane di uomini e di muli hanno, per generazioni, solcato i suoi flutti di ordinati ciottoli e guadato torrenti impetuosi sui suoi maestosi ponti ad arco di pietra. Oggi, nuove strade e nuovi valori l’hanno rilegata in un cantone; limbo d’oblio e trascuratezza per Storia ed Identità.

La Via cosiddetta “Cavalcatoria”, dai Ponti di Sedrina fino a Cassiglio - tramite la Forcella di Bura, la Costa d’Olda ed il Passo Baciamorti (o di Raspalupo) – ha per secoli veicolato il più agevole accesso bergamasco alla Val Taleggio. Carovane di uomini e di muli hanno, per generazioni, solcato i suoi flutti di ordinati ciottoli e guadato torrenti impetuosi sui suoi maestosi ponti ad arco di pietra. Oggi, nuove strade e nuovi valori l’hanno rilegata in un cantone; limbo d’oblio e trascuratezza per Storia ed Identità.

DESCRIZIONE: Partenza da Sottochiesa, parcheggio nell’area di sosta dietro la stazione di rifornimento. Partire da Sottochiesa oggi è un po’ come riprendere la Forziola proveniente da San Giovanni Bianco.

Subito per Via Sottochiesa, poco prima del tornante che mena alla parrocchia di San Giovanni Battista ed alla Torre Salvioni, uno scivolo di cemento degrada davanti ad una vecchia villa intonaca d’ocra verso una più rustica seconda in pietra a vista. Su inerbato selciato, con poche volte, si scende in mezzo ai prati a valle dell’abitato su d’un terrapieno boscoso che sbocca sulla SP25 all’altezza di un’autofficina.
Traversato l’asfalto, per scalinata cementata si scende a fianco di un’isolata bianca villetta e sotto di essa, tra i rovi e su storico interrato sedime, si scende a fatica verso la Valle della Madonna (ex Val Sarzana dalle mappe del Lombardo Veneto). Ormai nei pressi d’un salto eroso sul greto del torrente, ecco schiudersi sull’opposta sponda la struggente visione di ciò che resta del Ponte del Molino – crollato nell’indifferenza di chissà quante decadi fa.

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Guadato e risalitone faticosamente la groppa tra asfissiante vegetazione, ecco tornati (con gradini che ancora emergono orgogliosamente dalla terra) salire maestosi tra impenetrabili macchie di rovi e spini. Per umido traverso si giunge fino ai disordinati approssimativi tagli di pulizia d’una linea elettrica sotto la quale due grossi rustici crollati puntano a tornare indefiniti mucchi di sassi. Al limitare del più orientale di essi, in un occhio di prato, la mulattiera esce dai rovi ben incassata a terra, limitata da grossi massi, ed ingombra d’arbusti. Presto nel bosco, tra magnifici commoventi scampoli selciati, essa aiuta ancora bene a salire – fino ad una baitella rasente strada che frappone un ridicolo cancelletto di legno all’inarrestabile scorrere della sua Storia.

Ora, il tratto Tra SP25 e Via San Bartolomeo è perso; pali quadrangolari sembrano posti a segnare l’ombra impressa al suolo del perduto largo tornante che portava a valicare la Costa d’Olda lungo l’attuale percorso di Via Piave. Di nuovo selciata e riconoscibile, ecco la Via tornare su asfalto dopo una passerella di legno. Su Provinciale, giù fino al centro di Olda per prendere subito una Via Montegrappa farsi presto sterrata.
Ad una malconcia edicola mariana, si salutano le indicazioni ufficiali e dopo pochi gradini di sasso in discesa sulla destra, si tiene ancora la destra (Strada del Ghiribizzo) lasciando la Strada per Ministerolo a sinistra. Per belle volte si scende veloci su una pista silvo pastorale un po’ più speciale delle altre; siamo sulla Strada Bassa di Valtaleggio, diretta al crollato Ponte del Buco all’inizio del celeberrimo orrido della Val Taleggio. Comunque, nuove belle volte terrose (bolli CAI) la lasciano scendendo fino all’incontro d’uno nuovo e diverso tratturo. Scendendo ancora il selciato si rinfranca su d’un bel ponticello ad arco e con un maestoso tornante che degradano ad un quadro di incantevole amenità.

I ruderi disseminati tra i prati e la mulattiera ridotta ad un canale di scolo imboscato e rigurgitante rovi, preparano alla tristezza infinita che mi aspetta. Giganteschi edifici in pietra, sventrati dai tetti crollati e mangiati dal verde al suono ipnotico del vicino Enna, stringono la Via mostrando un lignaggio che non era agricolo.

Essi sono infatti in un complesso commerciale avente le funzioni di autogrill/dogana/zona industriale d’un modo che era e che non c’è più; un mondo posto in sinistra idrografica della Valle dell’Enna (di Lenna su L/V) sul passaggio obbligato del Pont’antico (o Ponte dei Senesi, dal nome della famiglia medioevale che lo eresse sui suoi possedimenti). Nonostante tutto, l’armonia che trasuda apre ad un confronto impietoso con qualunque cosa di simile dei giorni d’oggi – e allora corro a vedere questo famoso viadotto scoprendovi solo una moderna misera passerella di ferro rugginosa. Per fortuna, sulla nuova sponda, nuovi ruderi ed una lunghissima serie di magnifiche volte e traversi selciati mi aiutano a dimenticare quanto perduto, quanto non ho mai avuto.

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Salendo, quasi senza accorgermene, sbuco sulla “Ferdinantea” SP24. L’immagine sbiadita d’una cartolina di cento giusti anni fa, su d’un pannello illustrativo che non starà in piedi fino all’anno venturo, porta a me la visione della schiena d’asino in pietra del Ponte dei Senesi; esattamente come si mostrava prima dell’alluvione del 54 che se lo portò via. Lo struggimento mi devasta sui gradini selciati che adducono fin sul sagrato di della Chiesa parrocchiale di San Giacomo Maggiore – gli ultimi della Via Cavalcatoria.

Qui mi fermo, mi fermo prima di vedere questa vitale Via diventare un rimaneggiatissima anonima (sia pur panoramica) pista di servizio sudditamente diretta alla Provinciale poco sotto alla Forcella di Bura.
Certe mulattiere perdono la strada di casa. Hanno segnato la Via per secoli ma, seppur ancora tra noi, non sono più con noi. Esse vagano smarrite nella vacuità d’un tempo in sfacelo che le ha rigettate ingrato e loro, allora, ci lasciano brancolare in lande asciutte di affetto, orfane di Bellezza, dove non abbiamo più sapienza ne strumenti per andare a ritrovare, con esse, una rotta per il futuro.

VIE DI FUGA : Non necessarie.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO : Da Peghera su SP24 si giunge in Asturi da cui si può scendere a “La Costa” e fino ad un poco più in giù su percorso storico. Oltre, ben tenendo d’occhio il segnavia 570C si valica l’Enna su ponticello e da lì si rimonta alla celebre sorgente della Mufolenta. Da qui, su pista si torna ad Olda, sulla “Strada Bassa della val Taleggio”. Ma questa, assieme al perduto Ponte del Buco, è ancora un’altra storia…

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI BIBLIO/CARTOGRAFICI :

  • www.linogalliani.com : “La terza via”

Appassionato racconto. Tratto tra Olda e Sottochiesa omesso.

  • Mappe del Regno Lombardo-Veneto

Una mappa stradale senza orografia, di più di due secoli fa, per interrogare il presente. Che volere di più?

 

 

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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