TOMBA DI TAINO

Bellano (Bonzeno) – Portone – Tomba di Taino

    • Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T5/T6

    Indicazioni : Assente.

    Bollatura : Assente.

    Traccia : Labile traccia fino al Pioverna.

    • Tempo di percorrenza : ca 6 [h]

    • Dislivello positivo : ca 800 [m]

    • Periodo consigliato : Tarda estate.

    Se l’itinerario è complessivamente escursionistico (T2), la discesa alla Tomba è affare destinato a soli avventurieri esperti e motivati con un minimo di preparazione alpinistica; da approcciarsi unicamente nei periodi di maggior siccità della stagione calda. Prevedere tre spezzoni di corda da 20m cadauno e calzature da scoglio.

    • Disponibilità acqua : Portone – Taceno – Comasira .

    • Appoggi : Paesi.

    • Data di stesura relazione : Primi anni venti.

La leggenda del dorato sepolcro di Alarico nel letto del fiume Busento ha trovato asilo tra le più orride pieghe della Valsassina. Infatti, tra le foreste prensili dei verticali fianchi del Pioverna corre a rifugiarsi la voce di chi ancora osa nominare la Tomba di Taino. Questa storia proviene da un un tempo a noi insondabile, quando il reggente di Comasira (letteralmente dal longobardo “Homa hiro”, ovvero “residenza del signore”) fu sepolto (patrimonio personale compreso) in una forra del Pioverna - proprio al di sotto del suo paese. Un enorme masso, gettatogli sopra dai suoi come pietra tombale, tenne per secoli lontane mani indiscrete dalle sue sussurrate favolose ricchezze. Da anni ormai, piene voraci del Pioverna si son mangiate pure tutti gli storici accessi alla Tomba - tenendo finalmente lontano anche i semplici curiosi dal riposo di Taino - tant’è che oggi i devoti visitatori sono obbligati a nuova incerta strada verso quella “X” riportata incerta nella mappa del tesoro e che con profondo turbamento, come nelle migliori Storie, segna ancora il luogo dove iniziare a scavare.

La leggenda del dorato sepolcro di Alarico nel letto del fiume Busento ha trovato asilo tra le più orride pieghe della Valsassina. Infatti, tra le foreste prensili dei verticali fianchi del Pioverna corre a rifugiarsi la voce di chi ancora osa nominare la Tomba di Taino. Questa storia proviene da un un tempo a noi insondabile, quando il reggente di Comasira (letteralmente dal longobardo “Homa hiro”, ovvero “residenza del signore”) fu sepolto (patrimonio personale compreso) in una forra del Pioverna - proprio al di sotto del suo paese. Un enorme masso, gettatogli sopra dai suoi come pietra tombale, tenne per secoli lontane mani indiscrete dalle sue sussurrate favolose ricchezze. Da anni ormai, piene voraci del Pioverna si son mangiate pure tutti gli storici accessi alla Tomba - tenendo finalmente lontano anche i semplici curiosi dal riposo di Taino - tant’è che oggi i devoti visitatori sono obbligati a nuova incerta strada verso quella “X” riportata incerta nella mappa del tesoro e che con profondo turbamento, come nelle migliori Storie, segna ancora il luogo dove iniziare a scavare.

DESCRIZIONE: Partenza da Bonzeno, frazione di Bellano. Seguendo le indicazioni per Pegnino e Agueglio si ritrova la Storia rasentare il mastodontico svincolo della SS36. Ecco infatti la vecchia Strada della Valsassina immergersi in scampoli di campagna ed incunearsi in un tornante della SS754/SP62 “Bellano Taceno”. Tangenti all’asfalto, per maestosa rampa nei pressi d’un cascinello, un regale acciottolato sale (superando un tratto con tubazioni forzate), rasentatando una bella baita fino a re-immettersi su SS754 nei pressi di una cava di feldspato. Ritrovata la Via a monte la si segue estasiati tra tratti sempre piuttosto ben conservati (tranne l’incontro con la lingua di cemento della pista per Look) lasciandola infilarsi in una vallecola per uscirne impennata su d’una aerea panoramica costa.

Lasciata la deviazione per Pegnino si raggiunge l’isolata cascina di Mainarda (dallo stupendo pulpito panoramico sulla Muggiasca) e si supera la Fonte San Carlo dopo uno stupendo tratto scavato nella viva roccia. Per tratto pianeggiante si giunge infine a Portone dove grande è la fascinazione (e la fatiscenza) del vecchio nucleo e dell’arco della chiesa della Beata Vergine della Visitazione (nata sui resti di fortificazione mediovale) sotto cui passa l’antica Via della Valsassina e che dà il nome a questo intero complesso sito sopra Pennaso.

Oltre, si scende sulla bretella asfaltata Pennaso-Parlasco fino ai prati del complesso agricolo di Piazzo, dove l’antica Via della Valsassina si perde tra prati e cascinali. L’antica Via per la Vaslsassina sarebbe ormai puro asfalto fino a Parlasco e, proprio qui, io sento un diverso richiamo.

Passato in mezzo alla grande cascina principale di Piazzo si arriva al limitare NE del prato. Un buon tratturo per motocarriole scende sinuoso sulla costa fino ad effettuare un ampia curva sulle verticalità che lasciano presagire il Pioverna al di sotto di esso. Con lui, si degrada ad un rudere posto nei pressi d’un ansa della SP62 prima della seconda galleria – contata così per chi, come noi, arriva da Bellano ma in automobile.
Una tracciolina poco incisa e poco visibile, invasa da pattume e sversamento d’ogni genere (attenzione!), si abbassa in un ballerino traverso fino ad una dolce sella della costa discesa da Piazzo. Discendendo in decisa direzione Ovest alcune stinte serpentine aiutano fragilmente a discendere un verticale bosco sospeso sullo spumeggiante corso del Pioverna. Giunti ad un ajale si devia verso SO fino a giungere su d’un poggio a pochi metri del sinuoso ancestrale scorrere del torrente. Il Varco è finalmente aperto su un altro mondo e i rossi massi di verrucano che svettano dalle acque turchine assediate da mille ombre mi donano un senso di alienazione profondo.

Risalendo la corrente una traccia esposta porta ad una viscida placchetta inclinata. Ancorati ad una pianta, una prima calata in doppia deposita al greto dove prepararsi al guado. Controcorrente, con acqua a favore non meno alta della mezza coscia (attenzione! – zona a valle della diga di Taceno – non sono da escludersi piene improvvise) si traversa in diagonale una larga pozza puntando ad un intaglio roccioso su destra idrografica prima che questa sprofondi in un severo gorge. Rimontandolo su direttrice obbligata (I grado – muschioso), si trova un mozzicone del sentiero di Comasira per la Tomba oltre la famosa frana che lo interruppe e che si segue fino ad un nuovo verticale sbarramento. Allestendo una seconda diagonale calata, l’alveo del Pioverna ritornato calcabile da piede umano mi riaccoglie nei pressi di una cascatella proveniente da sinistra. Salitala (roccie fradice – II grado – necessaria una terza calata per il ritorno) si entra nell’agognata stretta gola della Valle di Taino dove, eccola! La Tomba a lungo cercata! Un nero antro, aperto a cono sul fondo; infradiciato da una cascatella che vi si perde cadendo da un’altezza di circa trenta/quaranta metri. Superato il masso tombale, quello sbuffo lucente contro cielo – polvere d’acqua disgregata che piove oscurandosi in una mesta pozza – lega i miei occhi tirandoli a sé, verso pareti venate come forme lignee d’incubo, segnate e contorte come le carni di albero che ha finalmente smesso di soffrire ed iniziato a marcire. Un cancro cresciuto mangiando la montagna, come l’uomo per le terre che lorda e i cui manufatti escrementi trovo disseminati pure qui. L’acqua li laverebbe pian piano via se non se ne ripresentassero sempre di nuovi; abbandonati dalla strada nella Valle di Taino, proprio sopra al salto che non riesco a smettere di rimirare.

Impossibile che tra queste microplastiche e rumente possa coesistere un tesoro d’oro e pietre preziose. E allora afferro una goccia dopo averla seguita cadere lungamente dall’alto; la Tomba è essa stessa il Tesoro. L’infinito grazie verso un luogo perduto da andare Avventurosamente a cercare – quando hai qualcuno con cui farlo e un dove, caro al cuore, a cui tornare.

VIE DI FUGA : Assenti durante la ricerca della Tomba.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO : Dalla SP62, senza tornare a Piazzo, su asfalto per il ponte della Bissaga (che prende il nome dalla triste leggenda della Strega di Tartavalle) alla chiesa di Taceno. Da lì un poco sopra, si sale per pista selciata/sterrata fino alla frazione di Assogno dominata da una grande cascina diroccata. Proseguendo per la frazione di Chino (casolare ben restaurato) si scende fino ad una moderna baita con edicola a monte e, presa la deviazione di sinistra (a destra invece si salirebbe a Presallo/Inesio) si scende sulla carrabile “Via Comasira”. Per mulattiera presa dietro la chiesa di San Sebastiano si rimonta Vendrogno e poi giù a Bellano dalla dimenticata Via Spluga Romana. La risalita a Bonzeno avviene per stupende rampe e volte – tagliate spesso dai tornanti della SS754 – dopo aver superato l’Orrido del Pioverna al ponte presso la chiesa di San Rocco.
VIA CLASSICA ALLA TOMBA DI TAINO : Da Comasira, per pista o sentiero, si scende alle località di Runch e Quatei poste a sud del paese. Raggiunta una grossa stalla si scende rasentandone la recinzione (ed un rivo) fino all’orto sottostante nato sull’abbandono del sentiero. Aperto il cancelletto dello stesso (meglio chiedere il permesso al gentil proprietario) si traversa a SO fino a trovare una traccia che porta ad un cantiere forestale. Giù per la massima pendenza, per discreta ripidissima traccia orlata di muretti a secco e gradini che rasentano l’orrido del ramo occidentale della Valle di Taino, si giunge ad un masso con stinta freccia di vernice che invita verso uno spaventoso fronte di frana. Il sentiero è definitivamente perduto e lo scendere al fiume non è comunque consigliabile perché offre solo un aggettante franoso ciglio alla calata sul greto del Pioverna, in una posizione perfettamente prospiciente al percorso seguito in discesa dalla SP62.

APPROFONDIMENTI

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI :

  • Fermo Magni: “Guida illustrata alla Valsassina” – 1904

Tale testo riporta (con odiosa prolissi) la storia di un tal Taino Cameroni morto, di ritorno dall’America e straziato da pene d’amore e da mal di vita, in circostanze misteriose proprio nella scenica forra oggetto di questa relazione. Accesso alla Tomba descritto da Bont – ovvero dalla frazione oggi sotto l’agriturismo “Gulliver” lungo la carrabile Via Comasira. Pur riportato dalle mappe, tale Via risulta assolutamente improponibile oggi.

  • Angelo Sala – Tomba di Taino (wiki.valsassina.it)

Bellissima intro storica e pessimo buonista finale. “E’ peccato [che il sentiero sia franato anni orsono; ndt] perché la grandiosità del luogo meriterebbe un sicuro e comodo approccio”. Si, bravo; dopo una bella ripulita da decenni di immondizia abbandonata sotto strada da Via Comasira.

  • Comasira.wordpress.com

Oltre alle parole del Sala e del Magni, copiate pari pari, ecco le foto dell’ultima visita documentata alla Tomba. Nessuna informazione utile, se non le facce dei partecipanti, da quel lontano 2007 quando si poteva ancora pensare di discendere (già comunque faticosamente) alla Tomba da Comasira.

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :

  • CARTA TECNICA REGIONALE e CARTA IGM

La prima per la discesa alla Tomba, la seconda per il restante itinerario. In entrambe assente il toponimo Taino – presente solo come “Valle di []” nelle mappe del Lombardo Veneto. Tra tante inutili parole lette ed ascoltate, ecco che l’unico indizio valido per rintracciare la Tomba sia pervenuto ai prodi solo da una carta vecchia di secoli.

Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà  MNR – Negri “Manara” Raffaele

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