A. CULO FREDDO - PASSO LAVAGINO DA PIAZZO
Alpe Piazzo – Alpe Culo Freddo – Alpe Concoli – Passo Lavagino
Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T4
Indicazioni : Assente.
Bollatura : Assente.
Traccia : Sentiero, assente.
Tempo di percorrenza : ca 3,5 [h]
Dislivello positivo : ca 800 [m]
Periodo consigliato : Tarda estate ed autunno.
Lunga Via dalla navigazione segnata da numerosi (semplici) passaggi obbligati. Terreno faticoso, ottima visibilità imprescindibile ed emarginazione sensibile relegano questo itinerario ad escursionisti esperti. Consigliatissimo il raggiungimento della Bocchetta di Piazzo (posta poco a monte del rifugio Cazzaniga-Merlini e collocata tra la Cima di Piazzo ed il Monte Sodadura) dalla funivia di Moggio – Artavaggio.
Disponibilità acqua : Nessuna.
Appoggi : Nessuno.
Data di stesura relazione : Primi anni venti.
La pittoresca notazione Alpe Culo Freddo, uscita da una carta ottocentesca del Regno Lombardo Veneto e omessa per pudore o mancanza d’importanza nelle mappe militari degli anni successivi, è totalmente sparita dalla memoria collettiva di Storia e Luoghi. Essa si riferisce ai pascoli e alla relativa sosta (ancora in piedi e con recente tetto in lamiera) tra Piazzo e Concoli – alpeggi allineati da Est a Ovest lungo le pendici settentrionali dei Monti Sodadura e Aralalta che degradano vieppiù selvagge e burrascose lungo la Val Ancogno verso la Val Stabina. Ma, se l’Alpe Piazzo (immediatamente collegato con Artavaggio dall’omonima comoda Bocchetta) è ancora “attivo”, i due successivi - disposti lungo la perduta Via per il remoto Passo Lavagino tra la Val Ancogno e la Val di Cassiglio – risentono della sempre maggior influenza dell’oblio di quest’ultimo; isolamento che manco le (oggi) inutili (poiché solo transitate come depressioni di cresta) Bocchette di Aralalta e di Regadur (entrambe aperte verso la Val Taleggio) riescono minimamente a stemperare.
La pittoresca notazione Alpe Culo Freddo, uscita da una carta ottocentesca del Regno Lombardo Veneto e omessa per pudore o mancanza d’importanza nelle mappe militari degli anni successivi, è totalmente sparita dalla memoria collettiva di Storia e Luoghi. Essa si riferisce ai pascoli e alla relativa sosta (ancora in piedi e con recente tetto in lamiera) tra Piazzo e Concoli – alpeggi allineati da Est a Ovest lungo le pendici settentrionali dei Monti Sodadura e Aralalta che degradano vieppiù selvagge e burrascose lungo la Val Ancogno verso la Val Stabina. Ma, se l’Alpe Piazzo (immediatamente collegato con Artavaggio dall’omonima comoda Bocchetta) è ancora “attivo”, i due successivi - disposti lungo la perduta Via per il remoto Passo Lavagino tra la Val Ancogno e la Val di Cassiglio – risentono della sempre maggior influenza dell’oblio di quest’ultimo; isolamento che manco le (oggi) inutili (poiché solo transitate come depressioni di cresta) Bocchette di Aralalta e di Regadur (entrambe aperte verso la Val Taleggio) riescono minimamente a stemperare.
DESCRIZIONE: Dalla Bocchetta di Piazzo un soave aperto panorama spazia l’orizzonte verso oriente. Quanto può sembrare irraggiungibile quel passo misterioso a chi qui vi giunge dal semplicismo dei Piani di Artavaggio? Le distanze fisiche non mi spaventano, ho superato ben altre lontananze che un semplice sforzo di gambe non possono avvicinare.
Senza raggiungere l’Alpe Piazzo per la sua comoda pista, per morbida costa si scende direttamente sulla Via per il Passo Lavagino lungo un rivolo d’acqua. Per tratto lambito da ontanelle si perviene ad un poggio e da lì, per sentiero sulla testata di una vallecola, su d’un nuovo balcone. Diagonalizzando in discesa tra conche e spume di roccia si avvicina un grosso masso alla cui ombra troneggia un tremel (sorbo degli uccellatori) ben in vista delgli slavacc (pozze d’abbeveramento artificiali) dell’Alpe Culo Freddo.
Ben piantato su d’un marcato isolato altipiano, che tale nome derivi allora dall’impossibilità di procurarvi nei pressi legna per scaldarsi? Estasiato da mirabile varietà di fauna e di flora, per ampia rampa raggiungo la spalla di Q.ta 1903 [IGM] trovandovi un discreto sentiero che sicuro passeggia al di sopra di una severa balconata rocciosa.
Tra abeti ed arbusti si degrada ad un passaggio tra mughi che deposita ad una paradisiaca conca segnata da megalito roccioso centrale. Superata un intaglio longilineo e raggiunto un pianoro segnato da un recinto di sassi, per onde trasversali di pascolo si degrada fino all’Alpe Concoli (Concoi). L’amenità della vista e dell’armonia dell’iniseme fanno commuovere. Ecco i retaggi di un tempo in cui l’opera della mano dell’uomo non avviliva a sé stesso l’immagine del mondo a cui appartiene.
Per distesa fiorita, si supera la prossima vallecola e tra le aperture dei primi lembi della foresta di mughi che attende, si scende fino a deviare sempre più a destra per rada traccia. Tra mughi e abeti, un provvidenziale passaggio vi si intrufola lungamente fino a depositarmi nell’ultimo e più alto lembo della faggeta della Val Raisere dove un bel sentiero storico supera con meraviglioso valico (ingombro di mughi) le prime verticalità della Val Ancogno. Procedendo in piano e di nuovo allo scoperto, ad un labile bivio si deve stare alti e per sentiero tra giocaie e lembi di erba, cascare sulla piazzetta di muretti a secco in attesa del pellegrino nel primo quarto di traverso.
Oltre, per spazi aperti, di nuovo in faggeta con traverso ascendente che porta a sbarcare in un guercio occhio di prato. Al suo termine, a monte, un sentore di rudere di ricovero apre ad un nuovo strappo per anonima forcelletta con mughi aperta sul vuoto. Per canale terroso franato e nuovo intaglio nella successiva costa, un’ampia giravolta nel bosco schiude le nuove giogaie che adducono a vedere, per la prima volta da vicino, l’agognato Passo Lavagino. Il suo mistero, da qui, è una velatura fisica.
Pochi tornanti nella faggeta portano ad un breve prato e ai mughi traboccanti degli alti pascoli di Vendulpià. Come quando salii da Cassiglio, non valicherò. Quello che cerco l’ho trovato e, nel lungo ritorno serale dopo l’Avventura del giorno, mi rendo conto – per la prima volta in tutta la mia lunghissima vita – di non star muovendomi faticosamente verso casa ma soavemente solo verso una comoda abitazione.
Mano nella mano con la mia compagna di viaggio – casa sono i suoi occhi, ed il più bel paesaggio.
Non è la ricerca della felicità, ma la felicità nella ricerca! E allora via! A correre liberi di nuovo per pascoli abbandonati ricoperti del giallo dell’enula e profumati dalla nigritella, ridendo spensierati delle parole storpiate di una vecchia canzone.
“Seconda stella a destra, questo è il cammino
E poi dritto fino al Lavagino
Non ti puoi sbagliare, perché
Quello è il Passo che non c’è!
E ti prendono in giro se continui a cercarlo
Ma non darti per vinto, perché
chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te.”
CURIOSITA’ : Poco sotto al Passo, ecco spiaggiato uno dei Termini – cippi di confine tra gli stati di Milano e Venezia.
VIE DI FUGA : Bocchette di Aralalta e di Regadur (occidentale ed orientale) aprono ad un ritorno differente per cresta. Considerare maggior dislivello.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO : Medesima Via, oppure vedere sopra.
APPROFONDIMENTI
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :
- Carta IGM
Zona rappresentata precisamente.
- Mappe del regno Lombardo – Veneto
Passo Lavagino, non “Lavaggino” come riportato dai militari.
Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà MNR – Negri “Manara” Raffaele
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