SP63 - SENTIERO DELLA STRADA
SP63 (inizio della Pista per Boazzo) – SP63 (Focella di Olino)
Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti T5-
Indicazioni : Assenti.
Bollatura : Assente.
Traccia : Labile; seppur storica ed un tempo molto incisa, a tratti risulta assente.
Tempo di salita : ca 6 [h] per l’intero giro.
Dislivello positivo : ca 1000 [m]
Periodo consigliato : Inverno – inizio di primavera.
Non tragga in inganno la vicinanza della SP63 e della mulattiera. Tanto vicino alla “civiltà” quanto lontano da tutto, questo itinerario è destinato ad avventurieri esperti ed amanti del genere. Navigazione complessa, terreno sfiancante e spesso esposto – vegetazione sempre opprimente, da avvicinare esclusivamente a foglia completamente caduta.
Disponibilità acqua : Nessuna.
Appoggi : Nessuno.
Data di stesura relazione : Primi anni venti.
Un vecchio sentiero si staccava dall’antica Strada comunale per Morterone (in corrispondenza del Sass less, ovvero poco più a nord del Passo del Lupo) proseguendo poi per la sua alta rotta nella loro comune destinazione della Forcella d’Olino. Esso così traversava a mezzacosta tutto il tormentato fianco orientale del Monte DueMani affacciato in Boazzo. Numerose bretelle lo collegavano alla mulattiera di fondo valle in una capillare e permeante rete d’accesso a ripidi pascoli e boschetti. A metà anni cinquanta però, uno scellerato progetto di sviluppo puntò alla creazione in Boazzo d’un immenso bacino idrico artificiale, progettato in maniera lungimirante sopra le allora 50000 laboriose teste di Lecco, per la creazione di energia elettrica. La nuova strada per Morterone (al secolo Provinciale 63) fu così fatta passare preventivamente alta per far posto al futuro lago; raggiungendo così la Forcella d’Olino in un lungo ed obbligato dispendioso percorso che, tra l’altro, interruppe tal vecchio camminamento in più punti. Nei primi anni sessanta la stupidità umana volle il disastro del Vajont. L’istinto di autoconservazione ebbe la meglio su avidità e false ambizioni di dominio e il progetto per Lecco e la Val Boazzo trovò l’oblio. Di questa brutta storia resta solo una brutta strada; quella Provinciale 63 piazzata in mezzo agli occhi a centro Due mani. Un impattante nastro di butume e rugginosi guard rail che val la pena di conoscere ed avvicinare da quel vecchio sentiero perduto e spezzato. Un pellegrinaggio quindi; per imparare qualcosa? Basterebbe solo per non dimenticare.
Un vecchio sentiero si staccava dall’antica Strada comunale per Morterone (in corrispondenza del Sass less, ovvero poco più a nord del Passo del Lupo) proseguendo poi per la sua alta rotta nella loro comune destinazione della Forcella d’Olino. Esso così traversava a mezzacosta tutto il tormentato fianco orientale del Monte DueMani affacciato in Boazzo. Numerose bretelle lo collegavano alla mulattiera di fondo valle in una capillare e permeante rete d’accesso a ripidi pascoli e boschetti. A metà anni cinquanta però, uno scellerato progetto di sviluppo puntò alla creazione in Boazzo d’un immenso bacino idrico artificiale, progettato in maniera lungimirante sopra le allora 50000 laboriose teste di Lecco, per la creazione di energia elettrica. La nuova strada per Morterone (al secolo Provinciale 63) fu così fatta passare preventivamente alta per far posto al futuro lago; raggiungendo così la Forcella d’Olino in un lungo ed obbligato dispendioso percorso che, tra l’altro, interruppe tal vecchio camminamento in più punti. Nei primi anni sessanta la stupidità umana volle il disastro del Vajont. L’istinto di autoconservazione ebbe la meglio su avidità e false ambizioni di dominio e il progetto per Lecco e la Val Boazzo trovò l’oblio. Di questa brutta storia resta solo una brutta strada; quella Provinciale 63 piazzata in mezzo agli occhi a centro Due mani. Un impattante nastro di butume e rugginosi guard rail che val la pena di conoscere ed avvicinare da quel vecchio sentiero perduto e spezzato. Un pellegrinaggio quindi; per imparare qualcosa? Basterebbe solo per non dimenticare.
DESCRIZIONE: Partenza dagli esigui posteggi disponibili all’inizio della pista per Boazzo. Corna Rossa e Forcola mi introducono subito all’alto lignaggio del Monte DueMani.
Imboccata la pista il mio occhio fruga alto, meravigliandosi di quanto bello sia quest’angolo di mondo, sottratto al mondo, dalla Provinciale 63.
Su altalenante sterrato supero il Sass Less discendendo fin quasi a sentire la voce del Caldone. E’ ora d’una lezione di Storia.
Dove i tralicci si apprestano a ridosso della pista li raggiungo. Un antico sedime si scorge sotto i rami e gli arbusti brutalmente tagliati (affinché non insidino i fili) e lasciati malamente marcire a terra. In piano la traccia, ormai più senza “cure”, si stacca tangente dalla linea elettrica traversando in taglio ascendente fino a ridiscendere brevemente in una vallecola dove ha trovato dimora una carbonizzata carcassa d’auto.
Proseguendo in falso piano alcune serpentine raggiungono una sella con panoramica vista sul Resegone e sul nucleo di Boazzo. Sono in corrispondenza d’un bivio.
– La traccia di destra [T4] (marcata da stinte e decomposte fettuccine blu legate ai rami) degrada in leggera discesa fino all’appoggiato fianco della destra idrografica della Valle degli Orti. Con inciso sedime raggiunge il fondovalle nei pressi d’una grotta con Madonna – all’altezza della prima cascina isolata dopo il compatto piccolo nucleo di Boazzo.
Tenendomi a man rovescia, con un paio di tornanti salgo ad una successiva vicina sella. Qui le fettuccine della deviazione di prima salgono mestamente e sole verso la Provinciale mentre io avvio invece un taglio a destra e in piano. Su traccia importante giungo fino ad una nuova selletta; sede d’un nuovo bivio in cui tenersi questa volta a destra. In piano (su traccia apparentemente un poco più stinta rispetto a quella di sinistra) si guada la Valle degli Orti sulla 3/4 della distanza che divide la Provinciale dalla Valle.
Puntando alla spalla d’un basso cornello approdo sulla sponda opposta dove il marcato sedime, molto imboscato, cinta la costa dello sperone di quota 968 (IGM).
– La dorsale di questa elevazione riporta nel suo cavo una vecchia traccia [T4+] che per pini mughi conduce ad uno spuntone di roccia e successivamente, per prati invasi di ginestre ed ontani, si può giungere alla Madonnina di prima.
Continuando invece a traversare giungo ad una nuova dorsalina e alla Provinciale che, per l’occasione, ha finanche lasciato aperto una finestrella nel guardrail per me. Poco più oltre su asfalto, nei pressi d’una piazzola insediata da una colata di ghiaia, un marcato sedime corre parallelo alla strada, alto sopra il ciglio scarpato della SP63. In piano, su infimi paglioni, traversa su esposti passaggi le selvatiche propaggini del DueMani fino a diramarsi in due stinte possibilità di proseguo e dove, stando bassi, lo si potrà vedere degradare fino agli ancoraggi delle ultime reti paramassi prima del ponte della Luserta.
Superata la vallaccia della Luserta sul ponte in condivisione con le auto, si esce subito dal nastro d’asfalto per i boschetti d’una vallecola. Al salirla ed al suo aprirsi alcuni marcati tornanti portano sulla groppa d’uno sperone. Segnate serpentine, spesso impraticabili a causa dell’occupazione degli ontani, sfilando appresso ai tornati della Provinciale portano a raggiungere l’osceno container metallico della ruspa. Sono sul ciclistico “traguardo” della salita di Morterone.
Su asfalto proseguo fino alla curva cieca al piede d’un torrioncino. Scendendo su sfasciumi (ad istinto) sotto la carreggiata raggiungo le placide pozze della alta Val di Desio. Risalendo una costa l’aggiro scovandovi una stretta esposta cengia di paglioni per l’angusta Val di Medala. Stando piuttosto alto si può attraversare aggirando a monte un largo cono franato e raggiungendo così un affilata costa caratteristicamente screziata d’abeti e pini. In piano giungo al fianco della Val Groppino che, per vaga successione di mesti ajali, m’invita a salire fiancheggiandone la forra fino a guadarla ormai sotto la dolce faggeta di quota 1136 (IGM). I rifiuti che spuntano tra le foglie preannunciano la Provinciale e l’ambita minuta piazzola (con immancabile cassonetto della pattummiera annesso!) della “normale al DueMani” – Vedere in merito relazione VAL BOAZZO PERDUTA.
Un paio di altri brevi e poco significanti tratti del Sentiero della Strada sono visibili dalla Provinciale nel lungo piano tratto che mi divide dalla Forcella d’Olino. L’occhio esperto li individua in morbidi poggi della faggeta a valle della carreggiata e che la fantasia non manca di immaginare come potessero essere.
Ma io qui, felice e pesto, tra un colpo di clacson ed un autoradio ad alto volume, tra i ciclisti in gara con il loro prossimo e appena disturbato dal rombo e dall’odore dei motori, mi sono appena riappropriato d’un lembo di Mondo, riappacificandomi finalmente con la Storia.
VIA DELLA LUSERTA.
Dalla prima piazzola della Provinciale a Sud della Val di Luserta si scende per invasa vallecola. Raggiunto lo spaventoso precipizio una vaga traccia traversa, drammaticamente salvifica, verso sud rasentando su aerea esposta cengia il vuoto. Si perviene così ad una seconda vallecola per la quale si scende puntando ad una sella della dorsale più prossima. La traccia si rafforza riscoprendosi tutta a volte. Dopo uno stretto colatoio verticale degradante sulle balze mi scopro sopra la strada di Boazzo.
Dopo breve ultimo tratto franato (attenzione!) si è alla Ca dei Gobbi, poco a valle del Puntisel; l’ultimo dei quattro meravigliosi ponti ad arco dell’Antica Strada per Morterone.
VIE DI FUGA: Non presenti.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO: Antica strada comunale di Morterone.
APPROFONDIMENTI
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :
- Carta IGM
Itinerario riportato completamente e fedelmente. Valle di Desio riportata però come “Val di Medde” e Val della Luserta come “Val di Meda”.
Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà MNR – Negri “Manara” Raffaele
Tutti i diritti riservati.
Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà MNR – Negri “Manara” Raffaele