VAL BOAZZO PERDUTA
Bonacina – Boazzo – Forcella di Olino
Difficoltà : Percorso per Escursionisti Esperti :
T2 (ex T4, vedere gli aggiornamenti) – per la bretella con la Bocchetta di Desio;
T4 per la scorciatoia alla Forcella di Olino;
T4/T5 per il sentiero al piede della Corna di San Carlo;
Indicazioni : Assenti.
Bollatura : Assente.
Traccia : Labile; seppur storica ed un tempo molto incisa, per brevi tratti risulta assente.
Tempo di salita : ca 6 [h] per l’intero giro.
Dislivello positivo : ca 1200 [m]
Periodo consigliato : Inverno – inizio di primavera.
Delle tre tracce perdute, qui di seguito descritte, l’unica che impone rigore nella navigazione è quella con il maggior grado di difficoltà. In ogni caso, per tutte, il terreno faticoso, ingombro all’inverosimile di ontani e d’erba, impone foglia caduta, pazienza ed una certa predisposizione alla sofferenza fisica.
Disponibilità acqua : Nessuna.
Appoggi : Nessuno.
Data di stesura relazione : Primi anni venti.
L’antica Strada di Morterone partiva da Bonacina in Lecco e, sfilando appresso all’orrido del Passo del Lupo, percorreva lungamente la Val Boazzo per raggiungere infine la Forcella di Olino; quest’ultima prima e più alta delle frazioni dell’immenso comune di destinazione ad oriente del Resegone. Nonostante la storia secolare, tale mulattiera è stata completamente soppiantata nell’utilizzo dalla SP63 (che per un tratto l’ha ricalcata in toto) o fagocitata dalla pista di servizio delle Cascine di Boazzo. Da allora, mutilata e svilita, è stata abbandonata a sé stessa tanto che, nei residui tratti di tracciato originale, molto poco dell’antico splendore resta visibile. Ad oggi è itinerario escursionistico a sé; fuori mano, infastidito dalla strada e pesantemente ignorato poiché diretto dove si può tranquillamente arrivare in auto. Resta quindi per lo più paradiso delle due ruote che, quando va bene, sono silenziose bici. La Strada Comunale di Morterone però era arteria principale del suo tempo (di un’importanza tale che la nuova Provinciale stenta finanche ad immaginarsi) e da cui dipartiva un dedalo di vie minori. Una in particolare di esse è depositaria delle mie speranze; affinché possa divenire (unitamente all’antica Strada) la chiave di volta per un più razionale e riqualificante futuro accesso alle Terre Alte.
L’antica Strada di Morterone partiva da Bonacina in Lecco e, sfilando appresso all’orrido del Passo del Lupo, percorreva lungamente la Val Boazzo per raggiungere infine la Forcella di Olino; quest’ultima prima e più alta delle frazioni dell’immenso comune di destinazione ad oriente del Resegone. Nonostante la storia secolare, tale mulattiera è stata completamente soppiantata nell’utilizzo dalla SP63 (che per un tratto l’ha ricalcata in toto) o fagocitata dalla pista di servizio delle Cascine di Boazzo. Da allora, mutilata e svilita, è stata abbandonata a sé stessa tanto che, nei residui tratti di tracciato originale, molto poco dell’antico splendore resta visibile. Ad oggi è itinerario escursionistico a sé; fuori mano, infastidito dalla strada e pesantemente ignorato poiché diretto dove si può tranquillamente arrivare in auto. Resta quindi per lo più paradiso delle due ruote che, quando va bene, sono silenziose bici. La Strada Comunale di Morterone però era arteria principale del suo tempo (di un’importanza tale che la nuova Provinciale stenta finanche ad immaginarsi) e da cui dipartiva un dedalo di vie minori. Una in particolare di esse è depositaria delle mie speranze; affinché possa divenire (unitamente all’antica Strada) la chiave di volta per un più razionale e riqualificante futuro accesso alle Terre Alte.
DESCRIZIONE: Partenza da Bonacina in Lecco; parcheggio delle villette sulla sponda opposta di Prato Rubino. Su asfalto si segue il corso del torrente Caldone raggiungendo la località Sant’Egidio. Capannoni industriali si stagliano contro la possente mole del Due Mani e del Pizzo d’Erna. Laboriosità ed inventiva discesa (ed un tempo anche attinta) dai monti. Lecco in un inusuale scorcio.
Il bitume cede il posto al brecciolino e, dopo una stanga, si procede su sinuosa pista bordeggiando le spume e gli stramazzi del corso d’acqua in un contesto più naturale; stretti tra le falde del Melma e della Piazza di Versasio.
Presto si giunge in Soneda e, abbandonato il tratturo dopo il guado dell’affluente proveniente dalla Valle di Ballabio, si avvia un faticosa salita tra sfasciumi. Tenendo la destra ci si immette sul sentiero proveniente dal Passo del Lupo sbucando dopo poco sulla ghiaiosa abbandonata bozza di quella che sarebbe dovuta essere la nuova Lecco Ballabio prima della saggia decisione di optare per i tunnel.
L’ambientazione è grandiosa; un anfiteatro dominato dal duro aguzzo volto del Melma, dalle fantasiose slanciate guglie del Due Mani e dalle spalle possenti della Bastionata della Corna d’Erna. Peccato che una Selva di tralicci mortifichi ogni ambizione fotografica; disturbo che invece è più facile smorzare nella vista del momento presente e nel futuro ricordo.
Con molte giravolte si giunge ad un pianoro di enormi sassi dove riposano gli scheletri di due cascine. Qui il sentiero devia a NO, verso la Provinciale 63, ritrovando l’Antica Via solo in corrispondenza del primo tornate. Mappe alla mano, si scopre invece che il percorso storico proseguirebbe verso NE senza toccare asfalto. Son destinato a perdermi e a ritrovarmi. Tanto vale partire subito.
L’antico sedime, ancora marcato, è infestato da ogni genere d’arbusto e di rovo. Ogni opposizione della Natura al mio procedere è sempre ben accetta; dolorosa e imperiosa che sia. Approssimandomi tangente alla Provinciale nei pressi del suo primo tornante non ero però pronto ad immaginarmi camminare su d’una distesa di rifiuti d’ogni genere ed età; tutti appena ricoperti dall’ultimo strato di nuove foglie cadute. Maledico me e la specie; ed il dito opponibile che porgo alla stupidità e all’ignoranza mia e dei miei antenati è il medio.
Di nuovo su percorso ufficiale resto ammaliato da un paio di tornanti sul bastione a settentrione del Passo del Lupo; muri a secco a sostegno del fondo selciato all’inizio della Val Boazzo. Ma è solo un momento. Trascuratezza e cattivo uso mi costringono su stretto camminamento; insidiato su ogni lato da arbusti e rami. L’asfalto è roba da pneumatici; me ne accorgo adesso che son chiamato a percorrere una manciata di brevi traversi della Provinciale. Per fortuna imbocco presto lo sterrato che ve ne si stacca verso destra; ammaliato da guglie aggettanti e scorci sublimi sulle prospicienti Val della Gatola e del Giazz (nebbia e ghiaccio). Raggiunto il Fondo della Val Boazzo, saluto con gioia l’omonimo vecchio borgo di case.
SENTIERO AL PIEDE DELLA CORNA DI SAN CARLO.
Torno sulla pista. Traverso il Caldone al secondo ponte dopo la prima grossa cascina isolata. Un’angusta pista da motocarriole porta ad un cascinale con suggestivo porticato. Seguendo la stradicciola per prati giungo ad una vallecola con caselli dell’acqua. Salgo brevemente la costa fino al pianoro d’una carbonera dirigendomi poi in piano verso nord in un boschetto con roccione. Per evidente passaggio discendo in un crocevia tra la Val Caldone ed altri canali minori puntando basso alla conica elevazione di quota 990 (IGM).
Buona traccia ed un paio di tornati sorretti da muretto a secco aprono ad una sella con capanno di caccia. Su buona traccia affianco un grosso masso e per antica rampa artificiale attraverso la Valletta del Tortello. Ontani e pini mughi invado ossessivi il sedime inciso tanto che, raggiunta la sella alla base di quota 1013 (IGM) sento necessità d’aria. La vista dalla sua sommità è il panorama stesso sul cuore della Val Boazzo.
Dalla sella si scende tenendo obbligatoriamente la sinistra fino ad un poggio dove si deve giocoforza scovare la traccia traversare verso uno stretto canale. Sempre esile e quanto mai imboscata, per stupende incantate vallecole traversa fino ad un grosso faggio mangiato dei picchi per poi calarsi a tornanti fino al secondo ponticello ad arco; quello detto “della Calchera”. Sono di nuovo sull’Antica Strada Comunale per Morterone.
SCORCIATOIA PER LA FORCELLA D’OLINO.
Superata la Valle di Desio su nuovo ponte ad arco (detto appunto “di Desio”, o primo) ad un primo lungo tratto dritto noto una traccia incisa molto imboscata che ve ne si stacca verso destra. Salendo rapidamente supera un sasso posto di traverso puntando ad un cornello. Per traverso alla dorsale si devia verso la Valle della Corna Boccarda in un suggestivo passaggio in trincea sotto uno slanciato sperone.
Per esposto passaggio franato si entra nella forra sotto ad grosso masso (quota 1096 – IGM). Sono pochi passi sotto all’Antica Strada Comunale per Morterone. La vaga traccia della scorciatoia continua però fino alla forcella di Olino su percorso autonomo e per singolari piotte piane di roccia calcarea.
BRETELLA PER LA BOCCHETTA DI DESIO
Un’intuizione per il ritorno mi passa per la testa, confortata subito dalla vecchia carta che tengo in mano.
Che lo storico sentiero proveniente dalla Bocchetta di Desio, oltre a raggiungere la minuta piazzola teatro di contese per la manciata di ambiti parcheggi alla partenza della più facile e veloce via per il Due Mani, dovesse un tempo far parte della deviazione dall’antica via comunale per la Bocchetta di Desio e per le Casere di Maggio.
Mi getto allora nella scarpata sotto la strada e ai piedi d’una torre di roccia cariata alla sua base scovo subito chiare serpentine che affidabili mi guidano fedelmente lungo la dorsale a sinistra della Valle dell’Acqua. Su balcone panoramico proteso verso la Val Boazzo devio verso la forra rocciosa della Valle di Volta in Dre e, per suggestiva agibile cengia, sbuco con poche volte sull’antica Strada Comunale; al termine dei tornanti (iniziati alla confluenza con la Val di Desio) e prima del lungo traverso per la Forcella di Olino.
Questo, e gli altri perduti sentieri di questo mio racconto escono luminosi da decadi d’oblio; provenienti da un tempo più comprensibile dove la fatica dava valore e un senso a tutto. In un oggi senza senso e senza valore, che privilegio ricalcare verità di tale raggiante caratura.
AGGIORNAMENTI: Domenica 22 settembre 2024 (grazie al CAI di Lecco), abbiamo riconsegnato alla collettività questa bretella. Ma non è stato un regalo. E’ stato il voler manifestare un qualcosa dell’enormità di quanto è andato perduto, di quanta saggezza non siamo più titolari.
Sentee de volta’n dre – un nome meglio di un programma.
VIE DI FUGA: Non presenti.
SUGGERIMENTI PER IL RITORNO: Antica strada comunale di Morterone.
APPROFONDIMENTI
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :
- Carta IGM
Itinerario riportato completamente e fedelmente. Valle di Desio riportata però come “Val di Medde” e Val della Luserta come “Val di Meda”.
Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà MNR – Negri “Manara” Raffaele
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