LEGNONE - CRESTA SUD e ALTA VIA
Pagnona – A.Campo – Legnone – Deleguaggio – Giabbi
- Difficoltà :
Fino alla deviazione sopra il rifugio Griera : Percorso Escursionistico T2
Indicazioni : Presenti;
Bollatura : Presente;
Traccia : Mulattiera secolare, sentiero;
Fino al Legnone : Percorso per Escursionisti Esperti T4/T5
Indicazioni : Assenti;
Bollatura : Assente;
Traccia : Assente.
Fino al Lago Inferiore di Deleguaggio : Percorso per Escursionisti Esperti T5-
Indicazioni : Singolo cartello e pannello alla Bocchetta Alta del Legnone;
Bollatura : Presente ma sbiadita;
Traccia : Labile – assente.
- Tempo di salita al Legnone: ca 5,5 [h]
- Tempo di percorrenza dell’Alta Via fino al lago inferiore di Deleguaggio: ca 1,5 [h]
- Dislivello positivo : ca 2000 [m]
- Periodo consigliato : Luglio ÷ Ottobre
Il terribile impegno psicofisico di questo itinerario amplifica un grado di difficoltà tecnico, oggettivamente T4, a livelli limite; inoltre, ottima visibilità e terreno asciutto sono prerequisiti fondamentali. L’isolamento della zona, l’esposizione continua e un’ambientazione aerea mozzafiato fanno di questo un dei più belli e difficili varchi tra cui Avventurarsi.
- Disponibilità acqua : Alpe Subiale, Alpe Deleguaggio.
- Appoggi : Rifugio Griera
- Data di stesura relazione: fine anni dieci.
La lunga rampa che solletica il cielo ma che non porta in paradiso, il tagliente profilo degli affilati denti di una regale corona, una purissima fonte battesimale al termine del viaggio. Questo, signori, è Credere!
La lunga rampa che solletica il cielo ma che non porta in paradiso, il tagliente profilo degli affilati denti di una regale corona, una purissima fonte battesimale al termine del viaggio. Questo, signori, è Credere!
DESCRIZIONE: Partenza da Pagnona, in ValVarrone. Poco prima, ancora sulla strada, in leggera discesa dopo aver superato Premana, presso il ponte sul Varroncello, ammirare il termine ultimo di un neonato viaggio iniziatico: l’alpeggio Giabbi, placidamente incurante rispetto alla fine prossima dell’oscurità della notte. Parcheggiato in prossimità della chiesa o sulla Piazza del Mercato, proprio in prossimità di questa, raggiungere una piazzetta con monumento annesso e risalire il pittoresco centro storico. Tra strette svolte ed angusti passaggi, la ciottolata via pedonale viene improvvisamente tagliata dalla strada provinciale. Continuare a seguire il camminamento raggiungendo le ultime sparse abitazioni ed immergendosi nei ripidi pascoli che sormontano l’abitato. Con idilliache giravolte ed aggraziati volteggi l’antica mulattiera fa le nostre presentazioni all’Alpe Subiale. Sempre puntando a monte, attraversarne il gradevole nucleo di baite ritrovando così la vecchia amica che, guarnita ora di bel passamano, in breve ci presenta anche all’Alpe Bedoledo. Qui il nostalgico passaggio di consegna ad un bel sentiero che, con ripide tornatine, si immerge nel bosco per uscirne al bellissimo poggio panoramico de la Casniella.
Ignorata (ma solo per oggi; vedere la relazione a proposito) la deviazione di destra per la DOL, proseguire dritti, a monte, reimmergendosi nell’ultima ombra della lunga giornata. Fresca sotto le fronde dei lembi terminali della selva, la si potrà infatti ritrovare solo ormai a ritorno inoltrato, ben sotto l’Alpe Deleguaggio. Tornare alla scoperto e, per prati, su buona traccia raggiungere il suggestivo cippo del monumento degli alpini di Pagnona. Pur avendo già percorso un buon tratto della lunga dorsale meridionale della più alta cima della zona, proprio qui, simbolicamente, sotto un’aurora nuova, comincia la cresta Sud del Monte Legnone.
Con breve salita, presto si raggiunge un tornante della strada militare del Legnone. Sfilando con strazio alla sinistra dell’ormai prossimo rifugio Griera, la pista smette quasi immediatamente d’esser carrozzabile; lasciata da sola a fronteggiare l’erosione del tempo, da qui in poi non è più che un sentiero con qualche sopravvissuta lastra sul fondo e qualche muro a secco di contenimento. Sfondato un ultimo rado boschetto di larici e fatto un tornante a man destra, il successivo di mano sinistra sarà il chiaro riferimento dove decidersi ad abbandonare tanta sorniona morbida costanza per un deciso e sonoro schiaffo d’incitamento; il pungolo perfetto per volere di più, per chiedere di più, per vivere di più!
Raggiunto il vicino filo della dorsale, seguirlo fedelmente, senza traccia, fino alla cima del Legnone. Inizialmente più appoggiata sugli sfuggenti pendii laterali, ben presto esposizione e ripidità della cresta si intensificano, conducendo a raggiungere la sommità di una marcata e rocciosa elevazione minore: il Piancone Basso. L’inedita dominante vista verso l’alto ed il passo bloccato da un marcato e difficile intaglio roccioso creano un effetto congiunto che atterrisce. Ci si sente piccoli ed indifesi, dei veri e propri bimbi sperduti.
Abbassandosi verso sinistra, con qualche delicato passo su roccia si raggiunge il sottostante colletto ed una nuova interminabile erta costa erbosa. Tempo e spazio si dilatano e si contraggono con l’intimo prevaricarsi di slancio e scoramento, in un turbinio mutevole di esaltazione ed incertezza. Raggiunto un nuovo spiccato risalto della cresta, lo schiudersi di una nuova visuale è lo sparo d’inizio di una precipitosa corsa di contrasti emotivi. Gli allettanti resti della strada militare serpeggiano quieti a portata di mano, traversando di piano fino alla Bocchetta Alta e conducendo alla facile cresta Est. La Cresta Sud invece procede altera verso l’alto; più attraente e repulsiva che mai; la martoriata ed ossuta schiena di un dinosauro preistorico. La perfetta rappresentazione del ritmo sul quale sta ballando il cuore in petto. Ampie e aspre sinusoidi iniziali che perdono in ampiezza e frequenza all’avvicinarsi della cima, in una promessa di dolcezza che non può prescindere dal travaglio che la precede.
Bordeggiando gli strapiombi rocciosi sulla sinistra e attingendo qualche passo al ripido pendio erboso di destra, l’aerea silenziosa processione a fil di cresta, questa intima faccenda personale iniziata ancora al buio a Pagnona, termina con il sole alto nel cielo a dardeggiare la maestosa croce di vetta del Legnone e a magnificare la superba vista che ne fa da sfondo in ogni direzione. Un paio di occhi non sono sufficienti a godere di tanta vasta bellezza. Lo struggimento di fronte a questa consapevolezza porta inevitabilmente a desiderarne vicino un altro paio, il paio giusto, in cui solo guardare; ricercandovi il riflesso proprio e del creato tutto, nella certezza di imparare così finalmente ad amare.
Se però il travaglio è stato reale, la dolcezza promessa mancherà a materializzarsi. Lo sguardo, non potendo contenere l’irruenza del panorama e conscio della lunga e difficile strada ancora da fare, tornerà a rivolgersi verso più interne regioni. Prendendosi ancora una volta per mano, riordinate le esuberanti varie emozioni che han scorrazzato libere per la cima e messo a tacere ogni pensiero, cedere con mansuetudine alla tentazione del selvaggio richiamo di una tormentata ed ininterrotta cresta che punta diretta ad Est.
Accarezzata la croce con un solo tocco sfiorato, l’orizzonte ad oriente apparirà invero via di verità e di vita, il palco perfetto di questo inebriante spettacolo dove si è al contempo registi e protagonisti; il cui finale aperto è sempre certa garanzia d’Avventura. Salutato l’alto agognato poggio, è ora necessario individuare un nuovo riferimento visivo per la progressione. Interrogata a lungo la fantasia e scrutato lontano, il lago inferiore di Deleguaggio, un occhio di pernice incastonato nella dura roccia, attira a sé lo sguardo smarrito di chi è in cerca. Di meglio non si può chiedere alla vita. La presenza di un simbolo di bellezza assoluta ed inintaccabile alla fine di un lungo e certo tormento. L’animo si innalza di fronte a tale sprone! Le gambe si rimettono in moto piene di sicurezza e vigore! Riparte forte il mantra: Vivi!
Bandierine bianche e rosse dell’Alta Via della Valsassina assecondano pienamente questa voluttà prendendo in consegna l’esploratore di sé stesso, conducendo lungo l’ampia ed aerea cresta Est fino alla Bocchetta Alta del Legnone, dove uno strapiombo blocca la progressione. Ritrovati gli antichi resti della strada militare, una delle regole d’ingaggio di oggi vuole che non si possano percorrere più di due dei suoi tornanti di fila. Obbedienti, procedere lungo il versante Nord del Legnone. Qui, l’antica opera bellica è stata completamente piallata dall’azione della neve di tanti inverni. Non ne resta che una labile traccia, come la sottile linea bianca di una vecchia cicatrice ormai completamente rimarginata. Intuito il posizionamento del primo tornante, puntare in linea retta al secondo, in corrispondenza di un enorme contrafforte roccioso. Una palina metallica del CAI segna “Forcella Alta del Legnone” ed indica il proseguimento dell’Alta Via oltre tale bastionata. Essendo già al secondo tornante, ed avendo chiaro il proposito che ci ha spinto fino a qui, imboccare uno stretto intaglio e sbucare in cresta dove la presenza di un umile pannello metallico illustrativo dell’intero itinerario dell’Alta Via conferma di essere sulla strada giusta. In realtà nessuna cartellonistica potrebbe essere più esplicativa del semplice guardarsi in torno sul poco spazio sfuggente a disposizione su cui far posare i piedi.
Un possente, sbeccato mistico bisello fino a dove occhio osa spingersi. Il soave ricordo della gemma intravista ne risulta miseramente offuscato; colpa di una mente duramente colpita che lo mette in discussione nel vano tentativo di salvarsi. Ma la suggestione di tutto questo è già ossessione; inutile fuggirle.
“…E se cado? …”
“…E se invece spiccassi il volo? …”
Non importa, davvero. Chiamatemi Icaro.
Infilate braccia e mani nelle fibbie delle artificiali ali, abbandonarsi al vento sovrano della cresta. Correnti ascensionali si mischieranno con il proprio caldo fiato. Il violento cullare di un’interminabile alternanza di esposte salite e discese a ridosso di impressionanti baratri, la fatica ormai insopportabile, la sete ardente, il silenzio tonante e la pelle bruciata faranno di tutto questo un viaggio invero onirico dove trascendere la propria condizione transitoria. La sensazione d’esser parte integrante di questa linea tesa tra le nuvole soverchia ogni altra considerazione.
Il vincere una più marcata elevazione, la Cima di Moncale, dopo un’ammutinante salita, sarà il prologo della fine. Il poter liberamente adagiare gli occhi sazi e provati sulla ritrovata finestra di acqua e luce nella parete di roccia farà fiorire un sorriso sul volto. Il pioniere segno di una primavera che non trova altra giustificazione ad essere che in sé stessa e nella propria volontà di bellezza.
Vinto un dedalo di canali secondari e ritrovata la retta via, la spina dorsale degrada impercettibilmente diventando più rocciosa e appoggiata. Il passo bloccato da una verticale muraglia trova proseguo in un deciso traverso verso destra a guadagnare il delicato scivolo erboso che degrada più morenico e tormentato fino alla riva del Lago Inferiore di Deleguaggio.
I ciottoli lambiti da acqua trasparente accolgono maternamente le ginocchia liberate che ora vi possono cedere sopra. Così come il fiato s’è confuso col vento, così ora sono salate perle di sudore a mischiarsi con l’acqua raccolta dalle mani e portata al volto. Il cambiamento è completo. Non si sarà più gli stessi. Non ci sarà ritorno. E nella singolarità della magia in cui non c’è più alcuna separazione col tutto, se anche una sola singola commossa lacrima incresperà la liscia superficie dello specchio, i suoi rotti frammenti si mischieranno con un’umana alleluja ormai in frantumi; in un’unione straripante ed inscindibile.
VIE DI FUGA : E’ possibile una ritirata per la strada militare ogni volta che la relazione ne menziona l’incontro. Cresta Sud ed Alta Via non presentano altra via di fuga.
DISCESA : Considerato lo sforzo fisico già sostenuto, proporrei la discesa più indolore possibile. Quindi, dal lago inferiore di Deleguaggio scendere all’omonima Alpe. Seguendo le indicazioni per Premana, all’altezza dell’Alpe Zucco, deviare dal percorso principale per raggiungere l’Alpe Giabbi e la strada provinciale.
CONSIDERAZIONI :
- L’Alta Via della Valsassina è l’Itinerario per eccellenza delle Orobie Occidentali. Con partenza da Colico ed arrivo a Lecco, tracciando da nuovo o ricalcando più noti sentieri, essa definisce un ideale e nobile filo conduttore tra tutte le più significative cime della zona. Nelle zone attraversate maggiormente frequentate il suo nome è stato ormai dimenticato, perso in una miriade di itinerari minori a servizio di cime e località fini a sé stesse. Dove invece essa ha aperto magnifiche Vie in quota (tra il Monte Legnone e Monte Rotondo) o dove ha ricalcato il sentiero Cadorna (tra il Monte Rotondo ed il rifugio Casera Vecchia di Varrone – FALC in comune con la DOL, altro acronimo noto) il suo nome è contornato da un’aura di avventura ed ignoto. In entrambi i casi, questo lunghissimo e selvaggio tratto, le difficoltà oggettive, la totale mancanza di “prossimi” punti di appoggio e di rifornimento d’acqua, l’isolamento oppressivo e l’impossibile logistica a contorno ne han decretato il definitivo abbandono (sia da parte degli enti addetti alla manutenzione, sia degli “amanti” della montagna) con il conseguente inasprimento delle difficoltà di navigazione e di percorrenza. Lo stesso rivivere questo magnifico tratto tra il Monte Legnone ed il Lago Inferiore di Deleguaggio è un atto di fede.
- Improponibile proporre un ulteriore proseguo per il tratto tra il Pizzo Alto ed il Rotondo a meno di optare per una partenza dai Roccoli Lorla e di una forzatura integrale del percorso di cresta fino al Rifugio Casera Vecchia di Varrone. Il punto intermedio di appoggio, il bivacco fantasma di Taeggio, in alta Val Marmino è attualmente diroccato ed inservibile anche da valle. Ritorno poi tutto da inventare, magari con un romantico autostop!
- L’esecuzione in senso inverso pone in più il rischio degli erti scivoli della Cresta Sud affrontati in discesa.
APPROFONDIMENTI
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI :
- Carta 1:35000 “GRIGNE – RESEGONE – CAMPELLI – TRE SIGNORI – LEGNONE”
Itinerario della Cresta Sud correttamente non rappresentato. Alta Via della Valsassina rappresentata con “variante alta” e “variante bassa” nei pressi della Cima di Moncale: pura fantasia; non abbandonare per nessun motivo il filo di cresta! Rappresentato un ben marcato sentiero nei pressi della boc.ta de l’Uscioeul. La stessa bocchetta, idealmente inizio del traverso per raggiungere il lago inferiore di Deleguaggio, è in effetti raggiungibile da Nord dal Castel di Luserna; questo è possibile solo istintivamente data la labile traccia che risulta però impercettibile al valico. Nessuna indicazione in loco.
RIFERIMENTI BIBLIORAFICI :
- Ivo Mozzanica : “ ALTA VIA DELLA VALSASSINA ”
Un tempo fresca di ideazione e di tracciatura, la guida ufficiale dell’Alta Via della Valsassina, risulta ora solo poco più che una anacronistica e pericolosamente fuorviante brochure pubblicitaria. Le scarne descrizioni, unite a riferimenti non più attuali riguardo ai vitali punti di appoggio (bivacco al Lago di Deleguaggio, bivacco di Taeggio), fanno di questo libro il perfetto cattivo consigliere a cui affidarsi per avvicinare un Avventura come questa.
- Ivo Mozzanica : “ ITINERARI IN VALSASSINA E IN VALVARRONE ”
Dieci anni dopo ecco una nuova opera a toccare ancora più superficialmente ma sempre anacronisticamente (con gli occhi di oggi) l’Alta Via della Valsassina, sentiero Cadorna ed altri delicati tratti di cresta. Opera irresponsabilmente ispiratrice di cattivi pensieri montani.
- Alessio Pezzotta : “ ALPI OROBIE OVER 2000 – OROBIE OCCIDENTALI ”
Descritte sbrigativamente ma chiaramente sia la cresta Sud del Legnone che la cresta tra il Legnone ed il Pizzo di Valtorta. Dalle parole del libro non sembra emergere perfettamente il carattere dell’Alta Via della Valsassina ma, almeno, questo risulta facilmente intuibile in loco.
- montagnavissuta.it : “Monte Legnone, traversata delle creste Sud e Sud-Est”
Ottima relazione del medesimo itinerario. Ricchissima di dettaglio. Di riferimento.
- comune.pagnona.lc.it : “Salire al Monte Legnone – PERCORSO 1”
Questa relazione menziona la presenza di una variante “bassa” alla via di cresta a partire dalla boc.ta de l’Uscioeul. La relazione sembra quasi suggerire che questa sia una buona opportunità per limare le difficoltà del percorso “alto”. Follia!
Tutti i diritti riservati. Ogni contenuto è originale e di esclusiva proprietà MNR – Negri “Manara” Raffaele
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